copdarkquarterer(Cruz del Sur) Sono passati otto anni dalla pubblicazione di “Symbols”, il quinto full-length dei Dark Quarterer, storica band italiana epic/prog (se questa definizione significa qualcosa…) di cui tutti dovremmo andare fieri. La Cruz del Sur ha dunque l’iniziativa di ristampare il disco su doppio vinile e con l’aggiunta di un brano bonus. Procediamo allora con il track-by-track… ricordando che ogni brano descrive gesta e pensieri di un personaggio storico. “Wandering in the Dark”, dedicata a Tutankhamon, è un avvio eccezionale: purissimo prog anni ’70, più nella tradizione italiana che in quella europea, illuminato da un lunghissimo refrain cantabile, e con sezioni strumentali dal sapore orientale. In “The Ides of March”, dedicata naturalmente alla morte di Cesare, si sente crescere lentamente la tensione: le parti di tastiera a circa metà brano sono davvero evocative. La crudeltà del conquistatore mongolo Gengis Khan è ben resa dalla nervosa “Pyramid of Skulls”, sicuramente il pezzo più epico della scaletta (nonché il più lungo: sfiora il quarto d’ora). A circa metà canzone, attorno all’ottavo minuto, tutto si ferma e si apre una sezione cinematografica che dipinge i guerrieri asiatici che si lanciano in battaglia. La mia canzone preferita di “Symbols” è però, da sempre, “The blind Church”, che racconta la vicenda di Giovanna d’Arco: stavolta i Quarterers scelgono un tocco (relativamente) delicato, quasi sognante, e quasi inevitabilmente il brano culmina nei cori di voce femminile che animano gli ultimi minuti. “Shadow of the Night”, dedicata allo schiavismo e a Kunta Kinte, ritorna al prog pressoché incontaminato, mentre “Crazy White Race”, che narra gli orrori del massacro dei Nativi Americani visti dagli occhi di Geronimo, si colora naturalmente di qualche tono etnico. La bonustrack è una riproposizione di “Devil Stroke”, dallo storico “The Etruscan Prophecy”. In 350 limitatissime copie!

(René Urkus) Voto: 8/10