cophailspiritnoir(Dark Essence Records) Continua il percorso assurdo dei greci Hail Spirit Noir, che migrano dall’ottima code666 verso il regno estremo della Dark Essence Records. “Oi Magoi”, uscito due anni fa, riscriveva regole, cancellava regole, cambiava schemi e forme di pensiero, alterando qualsiasi tipo di percezione. “Mayhem In Blue” va oltre, con violenza, arroganza ed una irresistibile sensualità che rende questa band estremamente identificativa. Definizioni come ‘progressive’, ‘psichedelico’ o ‘black’ sono troppo riduttive e servono solo per dare descrizioni di piccole componenti che emergono da una parte o dall’altra nelle canzoni… ma servirebbe un intero libro di musica per includere tutte le componenti veramente presenti, le quali passano per Jazz, trip-hop, ambient… ma arrivando anche a musica di altre epoche, altre mode, altri scenari culturali… cose che il 99% dei lettori di pagine come questa non ha mai considerato, mai sentito… forse non ne conosce nemmeno l’esistenza. “Mayhem In Blue” sembra ciò che “Redefining Darkness” è per gli Shining o per il black metal stesso. Anzi… forse “Redefining Darkness” è il disco che più si avvicina concettualmente alle stranezze di “Mayhem In Blue”! “I Mean You Harm” ha un groove putrefatto, riffing che non sa se essere metallico, settantiano, o semplicemente psichedelico. Romanticismo hawkwindiano con la title track, un pezzo sconvolgente, trionfale… con linee di basso da capogiro. “Riders to Utopia” forse è black metal strafatto di jazz circense, mentre il romanticismo diventa dark-wage-digital-core con “Lost in Satan’s Charm”. Sconvolgente “The Cannibal Tribe Came from the Sea”, mentre la conclusiva “How to Fly in Blackness” cancella tutto ancora una volta, riscrivendo tante parole che già rappresentavano la riscrittura di qualsiasi altra cosa nota. L’unica componente sempre presente, in una forma o l’altra, con un genere musicale o l’altro, con un singing o l’altro (e ce ne sono vari…) è l’oscurità. Oscurità intensa. Oscurità impenetrabile. Un’oscurità che pulsa, vibra, respira. Un’essenza viva, presente, percepibile: quell’essenza che ascoltando “Oi Magoi” definii ‘adorazione del male’. Ho osato fare un confronto dei due album, con ascolti in sequenza: a due anni di distanza, dopo aver assorbito il nuovo lavoro: il precedente mi risulta molto più catchy, fruibile… quasi che quelle canzoni assurde siano in qualche modo (e in qualche altra dimensione…) più radio compatibili rispetto alla profondità della tonalità di nero impressa tra le atmosfere di “Mayhem In Blue”. Io ci vedo un’evoluzione, una crescita stilistica mostruosa, ma anche l’irraggiungibile genialità di una band che dopo un album di musica senza limiti, ne compone un altro il quale riscrive (di nuovo!) le regole, facendo apparire il precedente come qualcosa di normale; mi immagino una scena assurda con i tre ragazzi ella band, vestiti di nero, che ti guardano dicendo: “ve l’avevamo detto! Noi facciamo musica normale… siete voi che due anni fa non ve ne siete accorti!”. La scena, credo, si ripeterà con il prossimo lavoro, e tutti noi ci accorgeremo di essere semplicemente stilisticamente arretrati, mentre gli Hail Spirit Noir sono pionieri di una genialità non ancora raggiunta dal genere umano.

(Luca Zakk) Voto: 10/10