copctulu16(MDD Records) “Sarkomand” (QUI recensito) è probabilmente l’album più reputato dei tedeschi Ctulu. Eppure quell’album è il secondo dei quattro realizzati dalla band. “Freie Geister” è il black metal più ruvido e selvaggio di sempre (ascoltatelo QUI), primo album, anno 2008. “Sarkomand” è del 2011 e “Seelenspiegelspitter” è del 2013 e mostra una dosa superiore di partiture melodiche, con un black e un death che diventa molto più schematico e modulare. Tre album che rappresentano comunque una progressione, un avanzamento dello stile. I Ctulu sono decisamente maturati negli anni e in tutti i comparti. La sezione delle chitarre resta fedele a Junge e Uekerte, mentre il basso e la batteria hanno avuto le loro alternanze e infatti proprio il precedente “Seelenspiegelspitter” ha conosciuto diversi sessionmen che si sono affiancati ai due chitarristi. Alla batteria oggi c’è Roman Szymura detto anche Infernal Disaster. “Ctulu” è forse la migliore pubblicazione operata dalla band. Il black metal è una componente, il blackened invece ha margini più ampi e non da meno il thrash e il death metal. Questo album è polimorfo, ma la musica scorre. C’è in essa l’essenza dei temi cari a una band che si vota ai culti di Lovecraft, ma c’è anche un equilibrio compositivo che lascia vibrare le chitarre e per le quali in una certa misura ricordano alcune cose di Samoth e Ihsahn. La ruvida sporcizia di “Freie Geister” è bandita, la violenza di “Sarkomand” anche, mentre è proprio “Seelenspiegelspitter” il punto di partenza di questo nuovo lavoro omonimo. Il precedente album non poteva non essere il viatico a quanto si ascolta oggi, nel quale si notava una band che manda avanti schemi ben precisi e un sound più pulito. Dunque “Ctulu” ne assorbe i principi e li rivitalizza, li sviluppa e dimostrando quanto la band sia in forma e giunta a una vera maturazione.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10