(Listenable Records) Scrivo di questa band solo perché sono legato a dei vincoli, non mi preoccuperei di ascoltare per intero un album come “High Decibels” degli spagnoli 77. Il motivo? Prego, osservare la copertina, la grafica e provare a capire a chi potrebbero somigliare. Se la risposta fosse “AC/DC” allora potremmo fermarci tutti quanti qui. I fratelli Vaneta (anche qui abbiamo due fratelli come i Young) realizzano il secondo album sotto la supervisione di Nicke ‘Royale’  Andersson’ (ex  Nihilist/Entombed, ex Hellacopters ora con Imperial State Electric) a Stoccolma. In effetti i suoni e tutto il contorno risultano eccellenti: le chitarre sono squillanti, la batteria è secca e ben ripulita da inutili fragori, il basso non è nascosto e il cantato emerge senza eccessi. Ascoltando le canzoni però appare sbalorditivo come per dieci volte (c’è anche una undicesima bonus track) i 77 ripercorrano riff degli AC/DC, il cantato di Bon Scott, ma in maniera meno elettrizzata. Potrebbero essere dei gradevoli hardrockers, come nel blues di “Backdoor Man” o nella lunga “Promised Land”, ma quando giungono “Beat It Up”, “Meltin’ In A Spoon” o la stessa titletrack (ma non solo queste) c’è da chiedersi se facciano sul serio ad essere ottusamente devoti ad un sound non proprio. Viene da essere incerti, nel prendere in considerazione una proposta discografica del genere.

(Alberto Vitale) Voto: 5/10