All’indomani dell’ottimo “Fearytales”, album orientato verso un melodic death metal ricco di varie sfaccettature, ho avuto il piacere di parlare con Robert, bassista dei Path Of Sorrow (è il secondo in piedi da destra in foto).

Ciao! Volevo innanzitutto complimentarmi per il vostro nuovo lavoro “Fearytales”. Mi è piaciuto soprattutto l’approccio molto personale, nonostante il genere proposto sia riconoscibile sin da subito. Come è stato accolto finora da pubblico e addetti ai lavori?
Ciao Matteo, è un onore e un piacere esser qui con te, soprattutto dopo le belle parole che ci hai dedicato su Metalhead! Per rispondere alla tua prima domanda, devo dire che noi non ci saremmo mai aspettati riscontri cosi tanto positivi, abbiamo solo pensato a comporre e suonare quello che ci piaceva, pensando a divertirci ed a poterci”scapocciare” sopra sul palco:tutto è venuto poi naturale, ma non pensavamo veramente che riuscisse a piacere così tanto ed a così tanta gente. Chi ci ha visto live dopo averci ascoltato su disco, non può fare a meno di dirci quanto siamo più “duri e cattivi” dal vivo, e questa è una cosa che ci fa realmente piacere ed a cui teniamo particolarmente ad ottenere ogni volta che suoniamo.

Una cosa che mi ha colpito particolarmente dell’album è l’inserimento di elementi Groovy in un contesto Thrash/Melodic Death, tanto che spesso affiorano influenze più moderne e quasi Nu Metal. Quali sono le vostre influenze, al di là del Gothenbourg sound?
Come ti dicevo, non abbiamo pensato prima a cosa comporre. Ognuno ha semplicemente messo il proprio gusto personale nelle composizioni (e se ascolti bene riuscirai a ritrovarli tutti), ottenendo così una specie di …”marchio di fabbrica”. La radice Swedish Death/Thrash è prevalentemente la mia, anche se amo sia il Gothic che il Doom (che però compaiono poco o niente), Attila (batteria) è la nostra parte più Prog/Thrash, mentre Davi (chitarra solista) è quello più “fuori dal coro”, venendone dal Power Neoclassico. A darmi supporto nelle “sfuriate” ci pensa invece Jacopo (chitarra ritmica), in quanto cultore di Technical Death/DeathCore, ma uno dei nostri punti di forza rimane senz’altro la voce di Mat che venendo dall’Epic Folk, ricrea ottime atmosfere e liriche, amalgamandole con le sue doti interpretative. Come puoi vedere, c’è di tutto in questo “sentiero”!

Avete ricevuto tanti pareri positivi, ma quali sono i pareri che ritieni abbiano colpito nel segno e verso quali invece non trovi riscontro?
Tra i pareri più positivi ci sono sicuramente quelli dei musicisti che abbiamo sempre stimato e visto come icone. I loro complimenti e le loro opinioni (sia dal vivo che dopo l’ascolto del disco) sono state uno sprono a cercare di fare sempre meglio. Certo, dal punto di vista personale, ammetto che ho avuto le lacrime su una recensione in cui ci paragonavano ai primi In Flames/At The Gates, gruppi a cui io devo veramente tutto. Direi che ad oggi il 90% dei pareri ricevuti son rimasti in linea con quello che intendevamo ottenere con questo cd e con questi suoni, il restante 10% ha interpretato il disco a modo suo e con altre sfaccettature, sempre comunque non allontanandosi troppo dalla nostra “idea”.

Rispetto alla propria nascita, la formazione è stata rivoluzionata per 3/5. Quanto ha influito ciò nella decisione di abbracciare sonorità maggiormente melodiche? Qual è l’apporto compositivo di ciascuno di voi, e come nasce un vostro pezzo?
Si è stata una rivoluzione/evoluzione… Siamo rimasti molto amici dei ragazzi che ci hanno dato una mano a fondare e rendere viva la creatura Path Of Sorrow, e ci supportano tutt’ora, anche se hanno altri progetti. Come ti dicevo i pezzi nascevano molte volte dalle linee di basso, mentre ora i due chitarristi hanno una preponderanza nella composizione, ma tutto viene filtrato e amalgamato il sala prove, perché cerchiamo di avere un suono nostro, trovando il giusto equilibrio tra i gusti di tutti. I pezzi , attualmente, nascono da linee e pre composizioni dei chitarristi e in alcuni casi da linee melodiche del basso. Mentre le linee vocali e i testi sono opera quasi totalmente del Cantante, che molte volte adatta il testo al mood/atmosfera delle musiche, cercando di creare cosi un connubio indissolubile tra melodia e liriche. Per noi il lavoro in sala prove è fondamentale, visto che i nostri pezzi nascono e devono nascere con un anima “live” , cioè per essere suonati su un palco, questo tuttavia non ci limita, semplicemente ci fa capire che il “troppo” o l’esercizio di pura tecnica non aiuterebbe l’anima del pezzo e il suo scopo. A differenza di molte band che vediamo/ascoltiamo, siamo sicuri al 90 % di riuscire a portare live esattamente quello che si sente nel disco… e “spingerlo” con la “cattiveria” che riusciamo a mettere nei live e per questo invitiamo tutti a venire a sentirci live, anche se non siamo sex symbol. (lo dice ridendo, ndr)

Avete già pianificato alcune date dal vivo?
Proprio in questi giorni abbiamo ricevuto la conferma di un paio di date per il prossimo anno, quindi in questi mesi ci vedrete e sentirete spesso. La prima è il 7 gennaio al The One, coi Black Rage e gli Obolete Theory, due gruppi dal mio punto di vista fantastici. Quella sarà una serata per tutti gli amanti del Death Metal nella sua forma più “europea”. Per sapere le altre invitiamo tutti voi a seguirci sulla nostra pagina!

Grazie per il tempo e la disponibilità. Per concludere, vuoi lasciare un messaggio al vostro pubblico ed ai lettori di Metalhead.it?
Grazie a Voi! A tutti voi che leggete queste righe e supportate le webzine, che comprate dischi e che assistete ai concerti… Abbiamo bisogno di supporto per il nostro underground, perché abbiamo “perle” che altrimenti non verrebbero mai alla luce. Abbiamo gruppi validissimi in Italia e se non vengono sostenuti saremo sempre considerati di “serie B”. Abbiamo imparato la lezione del sacrificio e della dedizione alla nostra amatissima musica e con voi al nostro fianco possiamo far uscire dall’ombra il nostro Metal. Ringraziamo i gruppi storici che ci hanno indicato la strada, come i Sadist e Necrodeath, e chi ha proseguito su quella strada, come i Fleshgod Apocalypse. Vi lasciamo con una frase che dice sempre un nostro caro amico a cui dobbiamo moltissimo…“In alto il nostro saluto”!

Recensione

(Matteo Piotto)