(Transcending Obscurity Records) Dall’Iralanda tornano i Soothsayer dopo un EP uscito nel 2015. Altro EP, e solo due canzoni uscite proprio alla fine del 2016. La loro direzione artistica è un doom profondo, anche sporco, sludge… ma atmosferico, ricco di complicata decadenza ed una sensazione di asfissia generalmente diffusa. Non mancano parti pestate, non mancano i blast beats, ma la dominante è sempre quel doom il quale odora anche di post metal, vista la concezione moderna di questo sound antico e viscerale. Due brani, uno da 16 ed uno da 8 minuti. Quasi venticinque minuti destabilizzanti, ossessivi ma anche melodici, intensi, ricchi di ritmica e coinvolgimento. “Umpire” è però talmente lunga che l’ascoltatore rischia perdere l’orientamento; mi sembra quasi di stare davanti all’unione di diverse canzoni indipendenti… o in un percorso emozionale che manifesta sofferenza e totale decadenza: dall’atmosferico al post, dal post all’ambient, poi emozionale, inquietante, oscuro, furioso, siamo vicini al black… fino a quando arriva una nuova parentesi atmosferica dove i sentimenti diventano ancor più oppressivi. “Of Locust and Moths” è più coinvolgente, offre ritmiche più efficaci, più catchy, sicuramente meno ipnotiche… quasi rivelando che questo brano assicura un minimo di efficacia alla release la quale altrimenti rischia di risultare troppo dispersiva. Ma in fin dei conti stiamo parlando di doom, di nebbie e fumi sulfurei, di decadenza infinita… e, dopotutto, «non c’è pace per gli empi», disse l’Eterno…

(Luca Zakk) Voto: 6,5/10