(Selfmadegod Records) I galiziani Nashgul pur tenendosi in forma con i soliti split, il tipo di pubblicazione prediletta dalla band visti i tanti realizzati, era da almeno sette anni che non incidevano un nuovo album. Fermi al 2009 con “El Día Después al Fin de la Humanidad”, i Nashgul infatti da allora hanno dato alle stampe solo qualche split per diffondere il proprio grindcore armato di crust e D-beat fatto alla maniera dei Naplm Death. “Cárcava” si sviluppa in trenta minuti e su quattordici pezzi, attraverso rullate nervose, un basso subdolo e tonico e un impressionante muro delle sei corde. Il cantato è un growl roco e vi sono innesti in scream. Tante le impennate nettamente crust, mentre il grindcore nudo e crudo, estremo e veloce, irruento e grezzo, compare a scatti e rappresenta la parte più marcia, nervosa e spaccaossa dell’album. “Cárcava” è piuttosto dinamico, non dà l’impressione di essere incrostato di ripetizioni o di caotici e repentini scatti. Lo stile della band è preciso, vivace, spesso canonico nelle sue forme crust, genere che non si presta a grandi reinvenzioni. Catturano l’attenzione certe andature più lente e poderose come “Premature Burial (Live Like a Dead)”, nelle quali i Nashgul si allinenano al D-beat in stile svedese, come anche con la stessa title track oppure con “Guerra Drone”.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10