(Bad Mood Rec.) Il concetto espresso, il principio del tutto di “Serpents” è il rifiuto e l’opporsi a qualcosa: alla religione, alla politica, a tutto il sistema che ci circonda. Gli Eight Sins lo gridano con un thrash carico di groove e hardcore che a tratti ricorda gli ultimi Slayer, in particolare “Filled with Hate”. A questa canzone se toglieste la voce dell’ottimo Loïe Pouillon e vi piazzate idealmente quella di Tom Araya, potreste ben credere che ci siano gli americani e non i francesi alle spalle di questo songwriting. La band di Grenoble gioca a far sentire una ritmica possente e dinamica, ricca di rullate e soprattutto di ripartenze e scatti irruenti, perfetti per le chitarre di Arnaud Groby. FatB, il soprannome del chitarrista, fa sentire i suoi riff ritmici spesso cadenzati e maestosi. Quel genere di strutture che potrebbero avere radici in Slayer, Meshuggah, Pantera, forse anche nei connazionali Gojira, ma molto più sinteticamente nei Lamb Of God. Morale della favola: questo modo di usare il plettro e di scatenare quelle onde sonore imponenti come un terremoto, produce un impatto forte e non da meno un sound facilmente assimilabile non solo dal thrasher più incallito, ma anche alle nuove leve del metal, di quel metal di oggi che fonde appunto thrash, hardcore, nu metal e via dicendo. Questo è un album attuale, figlio di una relazione decennale tra thrash metal e hardcore. Eight Sins è un nome che vede la sua prima realizzazione nel 2008, era il debut album “Straight Hate”, seguito l’anno dopo da “Blood Revenge”. Nel 2013 arriva “World of Sorrow” e a quel punto la band inizia a fissare al meglio i punti più personali e i motivi di sviluppo del proprio songwriting. L’attività live che l’ha vista esibirsi anche accanto a nomi come Madball, Municipal Waste o addirittura Orange Goblin, mettono definitivamente a segno un sound che sembra arrivare dagli States (perché in una certa misura si sente quell’hardcore-thrash della scuola di New York) o molto più realisticamente da una band ormai ben rodata e che sa bene quello che vuole suonare. Alcuni frammenti delle canzoni di “Serpents” dal vivo ridurrebbero la platea a un girone infernale contorcente, anzi la title track sarebbe perfetta per essere eseguita dal vivo e scatenare un macello tra la platea. In circa trenta minuti gli Eight Sins pronunciano un discorso rabbioso, grazie a dei testi affatto banali e che sono appunto rabbia, ma anche denuncia pura, oltre a una carrellata di suoni compatti, solidi e tutto sommato gradevoli per come sono costruiti. Mancano assoli di chitarra e il basso di Mikael Loran per quanto udibile, doppia continuamente la linea della chitarra e questo significa da una parte maggiore profondità del sound, ma al contempo anche meno variazioni sui riff. Poco male, in fin dei conti difetti veri questo “Serpents” non ne presenta.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10