(Nordvis Produktion) La Nordvis non scherza. Da quando ha preso in mano gli Skogen pubblicandone il favoloso “I Döden” (recensione qui) ha poi rivisto l’intera precedente discografia, pubblicando reissue di “Vittra” del 2009, “Svitjod” del 2011 ed ora arriva, per chiudere il cerchio “Eld” del 2012… e speriamo che questa attesa sia un misterioso progetto che porta verso un vero nuovo album da parte della band svedese. Questa volta la mossa è meno ‘commerciale’, in quanto non ci sono nuove copertine, nuovi pittori o inserti artistici speciali ma, essendo “Eld” fuori stampa da un bel po’ di tempo, ha senso -anche per chiudere quel cerchio- una meritata reissue. “Eld” è stato la strada che ha condotto a “I Döden”… e si sente. Il livello emozionale è sempre immenso, ma la qualità dei dettagli, il profondo delle atmosfere mette in mostra una esperienza musicale sempre in crescita, forte dell’esperienza precedente e diretta verso il futuro. Introspettiva, quasi marziale la opener “Djävulens Eld”. Ma è “Apokalypsens Vita Dimma” che sconvolge per l’impostazione crudele, un fronte d’assalto minaccioso che offre spazio a melodie, parentesi folk-atmosferiche ed una generale impostazione ritmica irresistibile. Massacrante “Genom Svarta Vatten”, un mid tempo senza pietà che cattura un’essenza superstiziosa ed antica in un brano travolgente, con la sezione atmosferica capace di trasmettere un pathos senza limite. Black di sublime livello con “Nihil Sine Morte”, canzone registrata in forma superlativa, con linee di basso capaci di ipnotizzare, sotto una teatralità trionfale e magnifica, dotata di un’oscura luce propria. “Aska” è possente, ricca di una componente old school di pregiata fattura. Capolavoro folk-black con “Svavelpsalm”, un brano che in un ritmo pulsante annega del tremolo improvviso con ancora una volta un basso infinito… senza dimenticare il fattore headbanging fuori controllo! Tetra “Orcus Labyrint” prima della monolitica conclusiva e lunghissima “Monolit”. “Eld” illumina quel percorso che ha riscritto delle regole, che ha rivelato nuovi sortilegi, che ha reso impeccabile l’intera discografia degli Skogen. Un’ora spirituale, dove tutto è così oscuro, così intenso, così pregno di tradizione ancestrale, tutt’altro che estinta. Una tradizione i cui rituali odorano di legno umido e provocante, di sottobosco verde e misterioso. Di metallo affilato. Di sangue che scorre. Di sacrificio.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10