(UNFD) “Beers” è una canzone di metal duro e puro, con quelle andature che ricordano System Of A Down e prima ancora Sepultura. Tuttavia si nota da subito la canzone “Thunderdome” e il suo indugiare nella fruibilità e semplicità del ritornello. “The Rhapsody Tapes” sembra proprio un album che in fatto di stile apprenda da un thrash/groove/nu metal anni ’90, in fatto di suoni però è vestito di contemporaneità. Gli Ocean Grove pescano dagli anni ’90 anche per quel modo di suonare e cantare del crossover, di quel modo di incrociare il metal con rap e funk e hip hop. Non siamo di fronte ai Mordred o ai Faith No More, ma in certi momenti la direzione non dista molto da loro. “These Boys Light Fires” ha quella giusta velocità di stampo punk che la si ritroverebbe nell’industrial o in spunti metal noise e mette ancora più in risalto distorsioni sintetiche e un po’ fredde, ma al contempo roboanti delle chitarre. “Mr. Centipede” potrebbe essere qualcosa tra Linkin Park e i Nine Inch Nails più immediati e fruibili. Dai trentotto minuti totali dell’album emerge la capacità dei Ocean Grove nello scrivere canzoni. Per quanto si possa parlare sulla semplicità dei ritornelli, del grado di fruibilità e nell’essere catchy, si nota come lo stile sappia mischiare le carte, per un sicuro effetto presa sull’ascoltatore. La preparazione allo sviluppo di un ritornello, il suo decorso e i bridge che collegano le varie sezioni melodiche di una canzone, hanno una logica chiara e ben definita. “The Rhapsody Tapes” è il tipico album che piace da subito o che ci si ritrova a canticchiare per un po’, ma almeno nel frattempo i suoni fracassoni e quasi industrial nelle modalità aggrediscono concretamente le orecchie dell’ascoltatore. Resta inteso che nella band c’è un’anima tendenzialmente neo-pop e a saperla ben sfruttare significherebbe realizzare della musica piuttosto trasversale.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10