(Dissonance) Nel 1992 i Ministry pubblicano “ΚΕΦΑΛΗΞΘ”, o se preferite “Psalm 69”, anzi “Psalm 69: The Way to Succeed and the Way to Suck Eggs” come molti lo chiamano, raggiungendo  lo zenith creativo e probabilmente quello dell’industrial metal. “Filth Pig” è di quattro anni dopo e spiazza tutti. Al Jourgensen opta per sonorità e costruzione dei pezzi forse meno diretti, ma quanto meno curati e forse più elaborati del normale. “Dark Side of the Spoon” è un’altra meraviglia delle meraviglie: un album industrial, un album vero, ma profondo. Nel 2003 ecco la crisalide dello stile dei Ministry: Al Jourgensen e Paul Barker divorano se stessi, il proprio sound e quanto fatto fino a quel momento. Il sound dei Ministry diventa molto più duro, chiassoso e metallico, spinto verso qualcosa di estremamente freddo, ridotto all’osso. Qualcosa che vede sempre i riff reiterati, martellanti e ossessivi, ma sostenuti da cruda rabbia e un acredine mostruoso. Una svolta, l’industrial cede qualcosa in favore del metalcore, post hardcore e un’elettronica crepitante che evapora, nonostante la presenza di Kol Marshall, tastierista per Mercyful Fate e King Diamond, ma soprattutto produttore per svariati album non solo metal. “Animositisomina” se comparato al resto, oggi sembra un momento di bassa per Al Jourgensen e Paul Barker, per via di come sia statico, ipnotizzato, gonfio dei suoni che verranno in futuro. Eppure il tutto non è lontano da atmosfere legate all’era di “ΚΕΦΑΛΗΞΘ”, o a quelle precedenti, soprattutto nella seconda parte, con “Shove” ad esempio, e per qualcosa di lisergico e visionario, su tutti “Leper”. A  posteriori si comprende come “Animositisomina” sia l’annuncio di un nuovo manifesto programmatico, su quanto avverrà dopo di esso, ovvero almeno tre album d’accusa a Bush e alla sua amministrazione. “Animositisomina” ebbe il merito di cominciare a scrostarsi di dosso il passato per annunciare il futuro prossimo venturo.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10