(Andromeda Relix) Il nuovo album dei Dark Ages è una rivoluzione. Intanto la line up ha subito mutazioni importanti, in quanto è cambiato il vocalist: Davide Maria Cagnata, presente nelle ultime due release, è stato sostituito da Roberto Roverselli. Per quanto si tratti di una band complessa musicalmente, dove ogni singolo musicista ha un ruolo importante ed è capace di donare valore e significato al gruppo, è innegabile che il cambio della voce è sempre stato un possibile problema per moltissime bands più o meno note. Personalmente (ma è strettamente legato ai miei gusti musicali) preferivo Davide, per quella innegabile somiglianza ai timbri vocali di artisti come Jørn Lande o Russel Allen; Dall’altra parte Roberto risulta più pulito, più impegnato, da un certo punto di vista più lineare, meno rock, anche se il controllo che dimostra della sua voce è sconvolgente, considerando anche l’ampiezza di gamma raggiunta. La title track apre con energia, un feeling vagamente vintage ma anche molto heavy. Più melodica, ma anche graffiante “Till the Last Man Stands”, nella quale chitarra, basso e tastiere sanno inventare percorsi ricchi di emozioni. Intrigante “Yours”, un brano contorto che offre spunti molti intensi, specialmente quella sezione che non può non farmi ricordare una versione prog di “Glory to the Brave” degli Hammerfall. Intensa ed heavy “At The Edge of Darkness”, il brano più lungo di tutto il disco, ricco di colpi di scena, cambi, variazioni, momenti riflessivi, sezioni pesanti, aperture intensamente prog. Capolavoro “Against the Tides”, brano con sassofono e chitarra che si inseguono, guest vocal femminile ipnotica, sensuale e travolgente, divagazioni che offrono ampi spazi alla musicalità e alla dimostrazione di tecnica della quale i Dark Ages abbondano. Chiude “Fading Through the Sky”, un altro brano di sublime prog metal, ricco di suoni vintage, con vaghe tracce di psichedelico, sempre con strumenti ben esaltati e suonati con maestria (il basso è notevole in questo brano!). Il cambio di line up mi preoccupava. Dopo diversi ascolti, lo ammetto, per certi versi sento ancora la mancanza del vecchio cantante, anche se il nuovo è caldo, convincente, dinamico e capace di una performance immensa. Ma questo album non è solamente figlio di un’altra line up, anzi, qui bisogna parlare di una band nuova, una band completamente diversa. Certo, fisicamente sono cambiati solo il singer ed il bassista (cosa normale in casa Dark Ages per quest’ultima figura), ma è la band stabile, ma sono gli elementi tradizionali che sono cresciuti,  che si sono evoluti, che sono progrediti: a livello compositivo, musicale ed esecutivo l’intera line up ha fatto un salto di qualità impressionante, tanto da iniettare in questo disco l’alito di una nuova vita, di una nuova dimensione, di un nuovo livello… il prossimo, quello non facilmente raggiungibile. Quello non ovvio, quello non comune a tutti i mortali.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10