(autoproduzione) La modernità dei She Was Nothing viene ribadita da questo album pubblicato cinque anni dopo il buon “Dancing Through Shadows”. Proprio il precedente vedeva strutture moderne, suoni del futuro, ma anche una massificazione dei synth e una evidente varietà degli stessi. Tuttavia il tappeto rock e metal, il concetto del drum and bass e dell’elettronica in “Reboot” diventano molto più forti e al contempo coesi. La parte elettronica, i ritmi trattati, i synth che duellano con gli accordi delle chitarre si bilanciano in un giardino di suoni al silicio e non. Riuscita “Before It’s Too Late”, dove la capacità melodica dei milanesi riesce a sviluppare una canzone indimenticabile, nonostante duri meno di due minuti e sembra un ponte ideale tra prima e seconda parte dell’album. Album del futuro o di questo presente: l’atmosfera generale fa sentire il peso di questi tempi, l’esistenza da parte dell’individuo in una società prossima al futuro eppure lontana da molte cose. “Man VS Beast” ha il ritornello migliore possibile, oltre a una cadenza da corsa, d’accelerazione verso l’ignoto e di fuga dai problemi. Un ritmo che segna la voglia di scrollarsi la disperazione. “Back to Sleep” è una danza scandita da chip e “Another Day, Another Way” è l’ideale fusione delle cose rock e l’elettronica, per un industrial romantico e proto-new wave. Il metal non esiste in questo album, a meno che non si voglia parlare di nu metal e lasciarsi impressionare da qualche chitarra fragorosa, ma a conti fatti è un rock spinto in circuiti integrati, software e sintetizzatori che ne esce poi ammaestrato e nuovo. La romantica Cocoon e la strumentale, sinfonica e dark “Reboot” segnano una seconda parte forse molto più strutturata di una prima più spinta, rivoluzionaria e allucinata. Album a doppia faccia in un certo senso, ma band cresciuta e forse nuova: cinque anni dopo il primo album i She Was Nothing hanno capito qualcosa in più di se stessi e ci hanno provato a farlo capire anche al mondo.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10