(TSC Rec./Mariposa Duomo) Per i Deviate Damaen si potrebbe parlare di dadaismo sonoro, di sperimentazione o anche di «licenza poetica vivente e militante», oppure si potrebbe affermare che quanto realizzano è strampalato. Con un piglio più attento e indulgente si potrebbe affermare che i Deviate Damaen richiedono impegno da parte dell’ascoltatore per entrare nella loro dimensione. “Retro-Marsch Kiss” ha bisogno di molta attenzione, ascolto e magari lettura dei testi, per raggiungerlo all’altro lato, cioè alla sua fine. C’è una traversata da fare e per uscirne vivi occorre passare attraverso difficoltà e assurdità. La band ha creato delle canzoni vere e proprie, le quali risultano anche piacevoli, ma anche dei frammenti sonori che vedono recitati, voci, sampler, frammenti letterari e poetici, sommatorie di discorsi e suoni, musiche, nenie e altro che fanno da sfondo. I discorsi? C’è il religioso e c’è altro, un qualcos’altro che viene a tratti difficile da decifrare, oppure risulta comprensibile, ma viene comunque da chiedersi quale possa essere il senso del tutto. I Deviate Damaen esistono da molto tempo, si chiamavano Deviate Ladies una volta e hanno sempre ricevuto una certa attenzione positiva da parte di riviste importanti. Una formazione mai costante e che ha visto e vede tutt’ora componenti di Stormlord, Aborym, Naer Mataron, Ianva, Mario The Black e all’occorrenza altri personaggi inaspettati, per esempio un prete lefebvriano all’organo. La band presenta un «potenziale creativo e provocatorio» ed è quel tipo di realtà che viene amata o stroncata senza mezzi termini. Chi scrive non parteggia per la prima realtà, in quanto la «sperimentazione», il «politicamente scorretto», l’«intelligenza», l’«originalità» e ogni altra etichetta di complimento per i DD, appare una forzatura. Industrial, metal, gothic, noise, elettronica, ambient, ma anche i sampler e tutto quanto sembra avere un susseguirsi amorfo e che obbedisce si a qualche linea artistica o logica, ma risulta incomprensibile. Premesso che alla base potrebbe esserci un limite da parte di chi scrive a percepire il significante e il significato di questi oltre novantasei minuti di musica, ma questo doppio CD è un’avanguardia estrema, troppo scomposta e che, cosa forse peggiore, francamente riesce ad annoiare. Esistono sprazzi di un certo interesse in questo doppio album, si pensi a “Il Valzer del Retrogrado” per esempio, eppure sono momenti per i quali riesce difficile capirne l’incastro nel contesto totale, oppure è semplicemente il contesto che in quei momenti riesce a essere più fruibile. “Retro-Marsch Kiss” è una medicina data a forza all’ascoltatore, una sorta di sopruso artistico che si dovrebbe mandare giù senza batter ciglio. Magari chi scrive si sbaglia, ma il senso di questo lavoro appare ignoto.

(Alberto Vitale) Voto: 4/10