Vedete quel biglietto?
Quel concerto non è mai esistito.
Concerto fantasma, lo spettro di uno show.
Si tratta di un mio fantasma.
Quel 29 Novembre 2009 sarebbe stata la mia prima occasione di vedere il mitico cantante norvegese.
Adoro la sua voce.
Ricordo la mia felicità quando ordinai online il biglietto. Quando seppi dell’evento.
Ma successe l’irreparabile. Arrivò una email terribile: Locale chiuso. Concerto annullato.
Potete immaginare la mia incazzatura… passai la serata ascoltando la sua discografia.
Sono trascorsi tre anni. E finalmente è il momento  della mia rivincita.
Grazie alla gentilezza della Eagle Booking, ed all’interessante collaborazione tra il direttore di Metalhead.it e Saverio della Eagle stessa, vengo accreditato per la data milanese di questa poderosa ugola.
Parto da solo, e mi faccio tre o quattro ore di macchina.
Non è quello il problema… e nemmeno tornare partendo all’una del mattino.
Il vero problema è proprio il mattino seguente… quando la sveglia mi riporta alla realtà quotidiana.
Ma questo è il Rock’n’Roll. I sacrifici ne sono parte integrante!
Arrivo a Rozzano, presso il piccolo ma carino The Theatre Club di Rozzano. Siamo in quattro gatti, roadies e componenti delle due bands di supporto inclusi. La serata migliora più tardi, ma veramente il pubblico era limitato. Non so se Jorn non piace o se è sconosciuto agli italiani. Eppure si è fatto tre o quattro date in Italia.
Poco male. I locali piccoli hanno un vantaggio grandioso: vedi tutto, lo vedi benissimo, finisci spesso sotto il palco, e, con un po’ di fortuna, incontri anche le band dopo lo show.
Aprono i romani DRAGON HAMMER.
Mai sentiti nominare.
Eppure mi godo uno show molto valido, con musicisti in gamba, ed un cantante assolutamente fantastico. Non è esattamente il mio genere preferito (c’è un collega qui dentro in Metalhead, che avrebbe venduto l’anima per vedersi i Dragon Hammer), ma loro sono veramente in gamba. E tenaci. Partire da Roma per venire a suonare davanti a dieci persone vuol dire essere dannatamente cazzuti.
In gamba anche l’altra band di supporto, sempre italiana: FROM THE DEPTH.
Anche quelli risultano, a me, sconosciuti. Però sul palco fanno fuoco e fiamme, con un bassista che si avvinghia su un poderoso basso a sei corde ed un cantante che è il perfetto front man, un autentico personaggio in grado di intrattenere e divertire.
Arriva l’ora del supporter ufficiale di Jorn.
Come hai detto che si chiamano? TEODOR TUFF.
Ma che cazzo di nome è? Ma chi diavolo sono? E chi li conosce?
Domande alle quali i metallers norvegesi rispondono velocemente.
E’ amore a prima vista. Anzi, a primo ascolto.
Il loro heavy metal è potente e grintoso. Terjie, il cantante, ha una voce fantastica, mentre il bassista produce un suono devastante (sarà anche perché mi ero piazzato davanti a lui, e quindi sentivo perfettamente il suo monitor). Che sound! Che potenza! Mi sono piaciuti un casino, tanto che non ho resistito: ho comprato il loro CD! L’acquisto, presso il banchetto del merchandising, ha attirato l’attenzione di Terjie stesso, sinceramente felice di vedere che il suo lavoro produce nuovo pubblico. Mi ha ringraziato ed  abbiamo anche scambiato due chiacchiere. Non riesco a togliermi dalla testa la sua felicità nel vedere il mio interesse per la sua band. Fantastico!
Arriva, finalmente, il turno di Jorn.
Saverio mi manda davanti le transenne per mitragliare la band di fotografie. Sono riuscito a scaricare la batteria della mia povera digitale. A fine concerto ho dovuto continuare con l’iPhone!
Finalmente la mia rivincita!!! Mi godo un bel concerto, di vero heavy metal.
La band è semplicemente fantastica. Roba vecchia scuola.
Assolo di batteria e assolo di chitarra. Cose un tempo ovvie, ora spesso opzionali.
Il batterista ed il nuovo chitarrista non sono giovani. Dichiarano di essere degli anni 50. Rockers di altra epoca, con altro stile, con altra impostazione. Una chitarra, un amplificatore e via. Uno stile che mi piace. Sincero, puro. Poca immagine e tanta sostanza.
Jorn sul palco è comunicativo. Sempre in posa per fotografie, sempre attento al pubblico, che nonostante il numero limitato, risponde con energia e calore.
Il bassista di Jorn ha uno stile tutto suo. E fa il bassista. Quello vero. Quello che sostiene un’intera band, e che è sempre sorridente, divertente, che interagisce con il pubblico. Il chitarrista solista è un individuo di quelli che vorresti invitare al banco del bar, per vaporizzare un paio di fusti di bionda doppio malto. Suona bene, benissimo, e sul palco si diverte più lui che il pubblico venuto a vederlo. Lui e pure tutta la band, la quale suona per divertimento, per passione, per il semplice fatto che sanno fare solo quello, e che la loro casa è la strada ed i palchi del mondo.
La voce di Jorn è in piena forma. Se sul disco suona potente e rabbioso, dal vivo le sensazioni vengono amplificate. Stiamo parlando di un vero talento, di una specie di evoluzione genetica, quei casi quasi unici che la natura riesce a produrre di tanto in tanto.
A fine concerto, ogni singolo componente della band ringrazia il pubblico, con moltissime strette di mano. Una sincera e gradita manifestazione di gratitudine, cosa spesso dimenticata dagli artisti: in fin dei conti loro stanno sopra quel palco perché siamo noi che ce li mettiamo. Per il semplice fatto che noi ci ammucchiamo sotto il palco per inneggiarli. Jorn lo sa. E lo sanno anche i suoi musicisti.
Trovo che queste cose innalzino un concerto ad un ulteriore livello: niente rapporto stella del rock con fans. Piuttosto un gruppo di amici, dove quello che sa suonare la chitarra intrattiene gli altri. Semplicemente fantastico.

Un po’ come i film d’azione americani, anche la mia rivincita ha avuto un sequel. Dopo Jorn 2 la rivincita, esce anche Jorn 3, il ritorno.
Con estremo piacere, dopo una settimana ricevo una notizia dalla mailing list del New Age di Treviso.
Suona Jorn.
Wow! La cosa era del tutto inaspettata! Il tour era finito, avevano pure pubblicato le foto dei saluti tra la band del cantante norvegese ed i Teodor Tuff.
Non so come funzioni la complessa meccanica del booking, e questa volta non c’è nessun Saverio, però io non resisto. E torno a vedere il concerto, pagando il biglietto come tutti gli altri.
Arrivo al limite. Entro in corrispondenza del primo accordo della prima canzone. Non ho nemmeno il tempo di ordinare una birra.
Il locale, più grande di quello di Rozzano, è comunque poco affollato. Questo significa che arrivo ultimo, ma finisco in prima fila quasi istantaneamente.
Altro concerto, altra esibizione perfetta. A causa di impegni (la band sarebbe partita subito dopo lo show per il Belgio, il che significa un bel po’ di strada!) lo show è leggermente ridotto rispetto a quello lombardo. Rimangono gli assoli, ma i musicisti non si intrattengono scherzando tra loro sul palco, come hanno fatto a Rozzano (Jorn prendeva in giro il chitarrista a causa della sua età…). Tuttavia non scappano subito dopo la fine dello spettacolo. Anzi: escono quasi tutti, e si concedono a foto, chiacchiere, autografi.
Jorn mi riconosce. Si ricorda che ero oltre le transenne a Milano. La cosa, non lo nego, mi fa immenso piacere. E lui mi ringrazia per aver partecipato due volte, preoccupandosi anche di sapere quanti chilometri mi sono dovuto digerire per poterlo sentire dal vivo. Un signore, un autentico gentiluomo.
E’ ovvio che scrocco l’autografo sulla set list (ho anche la set list di Milano, sapete, io ho una collezione di set list, che intendo continuare ad alimentare). E riesco anche a farmi una foto con lui.
E’ lodevole che un artista come lui sia disponibile ad incontrare il pubblico in maniera così spontanea, approfittando del tempo durante il quale i ragazzi erano impegnati a smontare il palco ed a caricare gli strumenti e le attrezzature sul bus.
Jorn: continuo a non capire perché non sia molto famoso. Perché i suoi concerti non attraggano centinaia di persone. Ma francamente importa poco. Lui si diverte. A me piace la sua voce, la sua musica.
Gli altri? Non sanno cosa si perdono. Io l’ho visto due volte Jorn in otto giorni.
Direi che mi posso ritenere più che soddisfatto. La mia rivincita è compiuta.

(Luca Zakk)