coptimotolkki(Frontier Records) Mi avvicino a questa opera con una strana sensazione. Sono un po’ stufo della moda delle rock opera a tutti i costi. Mi annoia il mercato dei cantanti ospiti (Sempre gli stessi). E quando Frontiers iniziò con i trailers della “nuova rock opera”, il buon Timo mi mentì spudoratamente quando gli scrissi in privato chiedendogli se si trattava di lui. Ero deluso anche dal suo abbandono del progetto Pledge (al quale partecipavo), e del suo improvviso ritorno a concetti che aveva apparentemente negato. Un Tolkki che poco più di un anno fa era stanco del music business, un Tolkki che aveva ritrovato se stesso, un Tolkki che componeva con il cuore… un Tolkki che tutto ad un tratto torna sui suoi passi, che torna sul mercato, che torna con una label. Sicuramente non i migliori presupposti per affrontare la grande opera, il grande lavoro di uno degli artisti che, personalmente, ho sempre stimato in maniera estrema, uno degli artisti che con la sua musica ha accompagnato la mia vita, che mi è stato di ispirazione. Ero quasi certo che una rock opera, creata al volo su proposta della direzione di una label, con gli artisti mercenari più in voga del momento, potesse risultare una totale stronzata commerciale. Ma in tutti questi miei timori dimenticavo una sola semplice cosa: Timo è strano, Timo è fuori di testa, Timo cambia idea, Timo mi mente, ma Timo Tolkki è sempre stato, è, e sarà sempre un genio.  “The Land Of The New Hope” è sicuramente un’idea commerciale. La cosa è ovvia, la cosa è praticamente stata dichiarata. Ma immaginiamo un Timo Tolkki deluso dai suoi progetti Revolution Renaissance (che peccato… adoro quei tre dischi!) e Symfonia, che un bel giorno riceve una telefonata: “Timo, ci fai una Rock Opera?”. La maggior parte dei mortali non ci sarebbe riuscita, e sicuramente non nei tempi brevi dei quali lui ha avuto bisogno. Ed il risultato è maledettamente fantastico. Ve lo giuro, ho cercato con tutta la bastardaggine della quale sono capace di bocciare questo disco, di trovarne i difetti, le cose scontate, gli aspetti patetici…. ma non ci sono riuscito. Qui dentro c’è la musica che adoro. Ci sono gli Stratovarius che Timo ha portato alla gloria. Ci sono cantanti da paura, ci sono musicisti poderosi. Ci sono assoli interminabili. Palleggi tra chitarra e tastiere che fanno venire la pelle d’oca (basta ascoltare la Helloweeniana “To The Edge Of The Earth”). Personalmente non so se è una rock opera, o dieci canzoni messe in uno stesso disco. E sinceramente non me ne importa nulla. Io so solo che sono davanti a cinquanta minuti di power metal sinfonico, che racchiude il meglio della produzione di Tolkki, di Helloween, di Symphony X, e di tutte quelle band che hanno costruito una carriera sulla scia di questi act essenziali. La lista di gente che Timo con Frontiers ha messo dentro lo stesso studio di registrazione è impressionante! Tra questi il poderoso Russel Allen (se avesse preso anche Jorn sarei letteralmente impazzito!!), Elize Ryd che offre una performance divina, dimostrando le sue grandi capacità e l’ampiezza del suo range vocale (sentitela sul singolo “Enshrined In My Memory”), Michael Kiske, che quando canta sulla chitarra di Timo sembra riportare in vita il custode delle sette chiavi.  E non contiamo il reparto tastiere che è un’autentica armata: Derek Sherinian, Jens Johansson e Mikko Härkin. Un cast d’eccezione, per un album costruito per intrattenere, composto con intelligenza, sublime tecnologia dell’assuefazione della mente umana. Un album che stimola i centri del piacere del cervello, e che risulta fantastico da sentire, capace di rivelare dettagli ad ogni ascolto, in grado di dare nuove emozioni ogni secondo che scorre sul display del player. Tra i pezzi più riusciti sicuramente la opener “Avalanche Anthem”, così epica, con quel ritornello immenso, con quel richiamo così estremamente vicino alle idee di “Episode”, capolavoro degli Stratovarius del ’96. “Enshrined In My Memory”, forse molto commerciale, ma è innegabile che sia una canzone estremamente riuscita, composta con genialità, estrema architettura dell’intrattenimento. Potente e coinvolgente “Shine”, dove Elize offre un’altra delle sue prove da lode. La lenta “I’ll Sing You Home” è un capolavoro di emozioni, di dolcezza, di melodia ed ancora una volta ricorda la grande musica che l’artista Finlandese è riuscito a regalare al mondo nel corso degli anni. Tolkki è ritornato. Di nuovo. Questo signore ha un dono: ha la melodia nel sangue, e gli risulta semplicemente impossibile tenere tutto dentro. La sua musica non può essere confinata nelle pareti del suo salotto, non può esistere per il suo solo piacere personale. E’ la sua musica stessa che si ribella. Si tratta di musica che vuole uscire, che vuole volare lontano, che necessita diffusione, pubblico. Timo non ha assolutamente perso la capacità compositiva. Forse le recenti delusioni, la ricerca di una nuova identità, la pausa artistica, la scrittura del libro, tutti questi fattori lo hanno rigenerato, gli hanno ridato una certa voglia di vivere, di esistere, di creare. E noi, fedeli discepoli della sua chitarra, non possiamo chiedere di meglio.

(Luca Zakk) Voto: 8/10