copviza2(Graviton Music) I Viza non sono una band comune e forse è per questo che mi ritrovo a recensirli, di nuovo, per puro caso e grazie alla segnalazione di una persona sconosciuta. Ho letteralmente consumato “Carnivalia” (QUI recensito), aumentando la mia stima verso questa band di Los Angeles, ma dai componenti di origini greche e armene. Che i Viza avessero realizzato un nuovo album non ne sapevo nulla. “Aria” è una nuova discesa in questo mondo sonoro fatto di stile, di arte, di tradizione, di radici. Un mondo, quello dei Viza, che raggruppa rock, folk, music world e metal. Più che un concentrato di cose, è una manifestazione musicale a 360°, completa e fatta ad arte. L’opener “Alley in Tijuana” ha qualcosa che rievoca le atmosfere del precedente album, ma più di tutto è la sintesi di quanto i Viza siano stati capaci di fare fino ad oggi con la propria musica, cioè inserire più elementi e tenerli sullo stesso piano, senza dislivelli. “Brunette” è canzone esotica e passionale, ripresa di suoni mediterranei ed europei, di quell’Europa sonora che va dai Balcani alle porte della Madre Russia. Questi due brani, insieme alla poetica e sensuale “The Girl That Doesn’t Exist” e “Midnight Hour (Dingle Rock)” sono tra i momenti più fruibili di “Aria”, ma non necessariamente i migliori in assoluto. Entusiasmanti i pezzi brevi, quelli che superano di poco il minuto, come “Forward March” che presenta una coesione tra metal e sonorità selvagge ed etniche, e la simpatica giocata ‘alla Vangelis’ di “Beneath the Waves”. Il resto è sempre lo stesso gioco ambiguo dei Viza: metal che lascia trasparire le radici etniche tra le maglie dell’elettrica oppure strutture folk che si poggiano su tappeti rock e metal. Un continuo rimando che alla fine fonde il tutto e lo porta a livelli espressivi semplicemente appassionanti. Rispondono a questo scenario “Never Feel”, “Quicksand”, “C’est la Vie”, “Vanished”. Adoro i Viza perché sanno scrivere canzoni. Le ascolti e le ricordi e ancora non basta ricordarle, a causa delle sfumature e dei particolari insiti nel loro songwriting;  l’ascolto alla fine diventa un atto continuo e necessario. Un bisogno, come lo è stato per “Carnivalia” e come si appresta ad esserlo “Aria”.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10

Un grazie a The Girl That Doesn’t Exist, Francesca Cattina