(El Doctor Sax) Ian Curtis, giovane della periferia di Manchester raccontato attraverso la sua adolescenza tra passioni come la musica, nell’era punk al suo massimo grado, e la letteratura, dalla quale legge con trasporto J.J. Ballard, W.S. Burroughs, i decadentisti francesi. A causa di queste letture scrive e tanto e lo fa da quando aveva 11 anni e di fatto i testi delle sue future canzoni sembrano quasi delle poesie ermetiche. Ian Curtis adolescente è anche ciò che sono tanti suoi coetanei del tempo: il fumo, l’alcol, le sostanze varie. C’è anche l’amore della sua compagna di scuola, Deborah Woodruff che sposò all’età di soli 19 anni lui e 18 lei. Avranno una figlia, Nathalie.
Ian Kevin Curtis, il cantante dei Joy Division, delineato in “Transmission” come attraverso un racconto, quasi che Alessandro Angeli fosse lì, sulla scena di questo spettacolo che ha consumato un essere umano in maniera devastante e offrendo generazioni sue contemporanee e a quelle a venire dell’arte, maledetta ma sempre arte.

“Transmission” racconta di Ian Curtis dalla sua epopea scolastica e dalla formazione dei Warsaw, la prima incarnazione dei Joy Division. Nome preso a prestito da un omonimo pezzo di David Bowie, ma già usato da una punk band; a causa di tale omonimia la band diventa Joy Division, ovvero il nome con il quale nei campi di concentramento dei nazisti si indicavano le sezioni in cui le donne erano ridotte in prostituzione per alleviare il peso del lavoro a chi gestiva i campi.

“Transmission” scorre attraverso il sentire, il peso e il male di Ian Curtis. Il cantante divorato dal tipico tormento interiore dell’artista, incapace di comprendere e al massimo di tentare di descrivere ma mai risolvere, la distanza tra sé e il mondo. Tra sé e gli altri. L’epilessia fotosensibile che lo tormenterà, l’uso di medicinali per permettergli di combattere invano questo male neurologico e poi il sopraggiungere della depressione che lo assale e annientandolo per accompagnarlo alla sua fine.

In tutto ciò la figura di Deborah è centrale. La sua lunga lotta per tentare di salvare il proprio matrimonio, di salvare suo marito e il padre di sua figlia. La donna incassa di continuo i colpi psicologicamente sfiancanti inflitti da un Curtis sempre più estraneato. Ne è causa anche della terza incomoda, Annik Honoré – belga di Mons, morta a 57 anni per un cancro – colei che ispirò un classico dei Joy Division, “Low Will Tear Us Apart”, che rende tutto più difficile e non solo a Deborah ma allo stesso Ian Curtis, innamorato di questa figura vestita di nero che sa di renderlo suo e al contempo di ritenerlo incapace di sopportare il peso, sia del successo che delle difficoltà esistenziali e relazionali.

Tra le crisi epilettiche, il declino di una coppia, l’amante che divora la mente e il desiderio, il sopraggiungere del successo artistico della band, vengono tracciati in maniera netta, senza troppi giri da parte dell’autore. Ian Curtis descritto in “Transmission” è la conseguenza di tutto questo. Il cantante arriva alla fine delle pagine del libro come un personaggio schiacciato e completamente corroso dal suo senso di colpa verso la moglie, la paura nel non sapere gestire un rapporto con l’amante e soprattutto l’attenzione divorante del mondo intero che vuole da lui di più, come cantante dei Joy Division e ignorando la sua persona, perché infine tale è, un persona. Un essere umano.

Il libro arriva fino al 18 maggio del 1980, quel giorno in cui Ian Curtis nella casa di al 77 di Barton Street a Macclesfield, contea di Cheshire poco a sud di Manchester e dove vivevano ormai sole Debbie e Nathalie, terminò fatalmente la sua esistenza. Quel giorno Ian Curtis ascoltò l’album “The Idiot” di Iggy Pop e guardò il film “La Ballata di Stroszek” di Werner Herzog, poi prese una corda in cucina per girarla intorno al collo e lasciarsi cadere. Pare che il disco di Iggy Pop stesse ancora girando sul piatto, giunto però alla fine e ripetendo all’infinito l’avanzamento e ritorno della puntina dall’ultimo solco, quando Deborah entrò in casa e vide la scena.

Frasi asciutte, descrizione psicologica intensa, immediata, Alessandro Angeli – è anche autore di testi come “The Clash 1977 – RiPunk Joe Strummer” e “Morrissey – the eternal boy” – tratteggia attraverso poco oltre 130 pagine un ritratto di Curtis inesorabile e concede lo spazio necessario alla figura dei personaggi che entrano in questa vicenda. Di Deborah in particolare. Alla fine del testo e su pagine nere con caratteri bianchi, testi dei Joy Division con traduzione a fronte. Copertina bellissima, El Doctor Sax opta per una superficie che offre l’idea di un velluto. L’immagine è quella della copertina di “Unknown Pleasures” ma il celebre diagramma è virato sul fucsia.

“Trasmission” è un racconto estremamente emozionale, vagamente cinematografico e sinceramente spietato.

(Alberto Vitale)