(My Kingdom Music) In alcuni momenti “A Possible Human Drift Scenario” sembra un’intelligente interpretazione dei Depeche Mode di un tempo, qualcosa tra l’electro-rock e il concetto di depressive e dark. Affatto nichilisti, per nulla depressi, di certo bravi nel rievocare sia atmosfere anni ’90 dell’era del cambiamento di Anathema per esempio, oltre a fasi gelide dei Katratonia, En Declin sono la quintessenza del rock visto in una maniera morbida, soave, ma con toni grigi. C’è il dark, che annerisce le parti alternative rock, c’è l’elettronica misurata, smaltata e mai invasiva. C’è delicatezza in queste stanze semi buie dell’architettura sonora dei En Declin. Un’iniezione di ritmo e psichedelia elettronica con “Caronte”, “Das Eismer” è un totale trasporto, sognante, come “Social Legal Limbo”. L’ascolto però svela una globalità delle canzoni di grado considerevole. Ognuna di essa ha un proprio vestito, un clima, pulsa di emozioni e comunica sensazioni. Malinconia e luci cupe, preoccupazioni e speranze, diventano una costellazione dal moto perpetuo, infinito che trasporta via qualsiasi mente che voglia ascoltare questi suoni. Il rifacimento della nota canzone “Another Day in Paradise” di Phil Collins, chiude l’album in una maniera imprevedibile rispetto a tutto il resto.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10