Ma incominciamo dall’inizio. Ho un ottimo rapporto con i Dark End, quelli che io reputo i Dimmu Borgir mediterranei (o meglio romagnoli), i quali hanno appena pubblicato l’album che i famosi norvegesi non sono capaci di comporre da molto tempo. Qualche mese fa mi rivelano la notizia bomba “Hey Zakk, andiamo in tour con i Cradle Of Filth”. Veramente una notizia bomba, considerando che io e Valentz, il massacrante batterista dei nostrani, ci reputiamo degli accaniti sostenitori di Filth & Co, ed entrambi adoriamo quel capolavoro che fu “Cruelty And The Beast”. Per questi ragazzi, capaci di mollare il lavoro (merce preziosa oggi) pur di andare in tour, è l’occasione della vita. In giro per mezza Europa, interviste da parte di magazine di ogni lingua e nazione, l’appartenenza ad un bill che personalmente reputo devastante: Cradle Of Filth, God Seed, Rotting Christ.  Tre bands che dal vivo sono un’assoluta furia della natura. E tutti esponenti di metal estremo di alto livello. Proprio l’occasione giusta per i Dark End.
Scrocco una promessa: “Zakk, ti mettiamo sulla guest list per la data di Bologna”.
Ma loro sono musicisti disordinati, mica dei pignoli rompicoglioni come me. Scrivo per passione, ma ho un lavoro dove è essenziale la precisione. E se fossi un musicista sarei quello incapace di pubblicare un disco in quanto mai contento con i dettagli finali. Robe da far invidia a quel panzone di Axl.
Una settimana prima dello show prendo contatti: “Datemi l’OK, altrimenti vado di ticketone”.
Sono andato di Ticketone. Tanto dovevo prendere comunque “un altro” biglietto.
Praticamente pochi secondi dopo l’arrivo dell’addebito sulla VISA, mi arriva la conferma di essere in guest list.
Fanculo.
Trenta euro buttati.
“Tranquillo, te lo compra un nostro amico”.
E così fu. Saranno anche dei musicisti disordinati, ma sono stati perfetti.
Parallelamente mi contatta il direttore di Metalhead.it (ringraziatelo, è lui che mi da la possibilità di raccontarvi le mie fantastiche avventure).
“Vuoi intervistare i Cradle?”
Ma che cazzo di domanda è? CERTO CHE VOGLIO! Ed ecco l’appuntamento della vita.
Roba che puoi tirare il pacco solo se hai, allo stesso orario, un appuntamento con -inserite il nome della porno star che preferite qui-. Ma comunque un pensierino di incontrare gli inglesi con la porno star lo fai, i famosi due piccioni con una, aehm… fava.
La KIZMAIAZ Publishing & Promotions non appartiene alla tipologia “musicisti”. Loro dono dei perfezionisti. Come me.  E quindi arriva la mail con l’appuntamento e tutti i dettagli.
Intervista ore 18:00. Arrivare alla location e chiamare il tour manager alle 17:45. Intervista fissata con Paul Allender.
Io avevo già fatto un’eterna lista di domande per Dani, e quando mi arriva la notifica che avrei incontrato Paul, cazzo, ho dovuto rifare tutto. Non puoi chiedere a Paul come gli vengono quei testi perversi che violentano la lingua inglese. Non puoi semplicemente perché li scrive Dani.
Arrivo alla location alle 17:15. Largo anticipo. Me ne sto fuori. Al freddo. I cancelli sono ovviamente chiusi.
Intanto incontro quei perditempo dei Dark End, e ci divertiamo a sparare un po’ di cazzate.
Ci sono due notizie del giorno:
La prima è che Animae, lo scenografico vocalist dei Dark End è appena resuscitato dopo un’esperienza di morte. Sembra la sera prima fosse in condizioni pietose. Come la sera precedente, come l’altra ancora. Praticamente non ha fatto serata, durante il tour, senza devastarsi. Un vero rocker così come lo vogliamo noi! La seconda è che, sembra (da voci del backstage), ci sia un promoter che è uno stronzo, che s’è fregato i soldi  e che non ha pagato chi doveva esser pagato. Il tour bus che avrebbe portato le band a Milano (data successiva)  li avrebbe poi mollati in mezzo ad una strada. Il gasolio costa, l’azienda che mette a disposizione il bus è, per l’appunto, un’azienda. Non lavora gratis. E non ha preso soldi. Anche il rock ha il suo marciume, non solo la politica.
Incontro Martin, il tour manager. Persona squisita. Incazzato con questo promoter, incazzato un po’ con tutti. Gli do ragione. E lui mi adora per questo. Veramente una persona che vale la pena incontrare.
Intanto l’appuntamento delle 18:00 è pura fantasia. La mia intervista ha avuto luogo un’ora dopo. I Cradle dovevano cenare. Dannati orari anglosassoni, quando vado in Sud America si cena alle undici di sera!

Intanto mi bazzicano intorno il Filth, Il King, Il Gaahl, e un po’ tutti i musicisti del bill. Sono dentro il recinto delle bestie, ovvero l’area esterna, dietro il backstage, dove ci sono i bus, e dove tutti vanno a fumare. Credo ci sia più gente li che dentro. Fumano tutti.
Inizio a pensare che faranno il concerto li dietro, allestendo un palco di fortuna sopra il bus dei Cradle.
Filth va e viene. Chissà cosa c’ha da fare. Ad un certo punto mi chiede se posso aspettare altri dieci minuti.
“Yes, no problem”.
Un momento.
“Un altro” momento.
E che cazzo! Ma vuoi che il Filth faccia da portavoce per Allender che sta li al telefono con la famiglia mentre io mi congelo aspettando di chiedergli le solite cazzate?
Come il veleno di un serpente mortale, si insinua nel mio sistema nervoso il perverso pensiero che, forse, ma proprio forse, intervisterò l’uomo Marcio in persona! Il Filth!
E che cazzo gli chiedo?
Il file con le domande a lui dirette l’ho cancellato, e sull’iPad non ho nemmeno una bozza. Ho solo le domande per il chitarrista!!
Passano i dieci minuti, ed Dani mi recupera. Saliamo sul tour bus.
Il mio primo pensiero è il seguente: quante di quelle blackettone super gnocche la fuori, (s)vestite in modo perfetto per lavorare in un lap dance bar infernale mi stanno invidiando? Certo, a loro non fregherebbe chiedere nulla a Dani, mentre io odio il tasto CANC della tastiera, che ha irrimediabilmente distrutto le mie domande.
Ma improvviso.  Jam session verbale. Sono abituato a cavarmela. In tutte le situazioni. E si inizia.
Dani è cordiale, estremamente cordiale. Ha un accento impossibile, ma lo capisco bene (e ci mancherebbe!). E finalmente, sia avvera un piccolo sogno. Non solo ho incontrato Dani Filth, ma mi ha pure concesso un’intervista esclusiva. Non c’erano altri reporter. Solo io e lui, senza fretta. In assoluta tranquillità.
Venti minuti di intervista. Intervista che vedrete prossimamente sulle pagine di Metalhead.it.
Ah si, “METALHEAD.IT”.
Dannate abitudini. Parole dette senza usare il cervello.
Quando mi chiedono per chi scrivo, io rispondo metalhead punto it.
Ovvio. E’ l’abitudine.
Il problema che alla fine dell’intervista anche Dani me l’ha chiesto. Per porgere i saluti ai Voi insaziabili lettori. Ho risposto in modo meccanico.
Metalhead con perfetta pronuncia inglese. IT, come lo leggete voi: itì.
Mi guarda sbalordito. Si sarà chiesto che cazzo di dominio è “itì”?.
Ripeto.
Si Ri-sbalordisce.
Ri-ripeto
Si Ri-Ri-sbalordisce.
Mi rendo conto di quanto coglione sono.
“I am sorry, force of habit!  Metalhead Dot”… “AI TI”.
Risate.
Finisce l’intervista ed i Dark End stanno già massacrando la gente.

Dimenticavo! Non vi ho parlato della prova del fuoco (che non consisteva nell’intervistare Dani Filth).
La scaletta che scende dal bus è stretta. Non ci passiamo in due. Lui ha la pancetta. Io sono grande. Lui era davanti. Io seguivo. Cerca di farmi passare, ma ci incastriamo. Ci sblocchiamo.
Allora mi dice di premere un certo pulsante e scendere VELOCEMENTE.
Lui intanto scende. Premo il pulsante. Macchina infernale!!!!
La porta automatica del bus parte a razzo, un’infernale ghigliottina assetata di sangue, il mio, vogliosa di ossa frantumate, le mie.
Si vede che sono un pilota (amatoriale). Sensi sempre attivi, reattività sovrumana.
Faccio un salto, ed evito la morte per frantumazione alla porta del tour bus dei Cradle Of Filth.
Dani ne è felice. Io più di lui.
Ma morire mentre i Dark End suonano sul palco sarebbe stato macabramente glorioso.
Continuando a far leva sulle mie spiccate doti sportive volo verso la cassa accrediti, ritiro il mio biglietto (alla fine Martin, il tour manager, mi ha invitato al concerto, inserendomi sulla SUA guest list, ovvero quella dei Cradle Of Filth), ed entro a godermi lo spettacolo.
Con chi potrei mai guardarmi, gustarmi, un concerto dei Dark End?
Con Gaahl ovviamente. Chi altri? Che bello. Io e lui che ce ne stiamo li tetri e minacciosi, guardando l’intensa performance di Animae e soci.
Una ragazza mi chiede “Ma è LUI?”. “Certo, dai che ti faccio una foto assieme, è molto cordiale”.
Gaahl sul palco è un essere demoniaco. Giù dal palco è una persona di compagnia, simpatico, cordiale, ed amante del buon vino. Non a caso lui e King si sono dati alla pazza gioia la sera precedente, a cena con i Dark End. In fin dei conti lassù tra i ghiacci eterni, saranno anche tutti belli oscuri, ma non hanno il nostro lambrusco!
Anche Animae sul palco è una bestia. E tutta la band è fantastica. Sono migliorati un sacco. Questo tour li ha  fatti crescere. Ora sono veramente pronti per il grande salto. In bocca al lupo ragazzi!

I Rotting Christ seguono. Un concerto devastante. Non li seguo molto, ma il loro show è irresistibile. Sono una vera forza della natura. Credo che del bill siano quelli capaci di offrire lo show più dinamico e coinvolgente.
Poi arrivano i God Seed. Li ho attesi. Li ho recensiti. Li adoro. Sono grandiosi.

Uno show infernale. Gaahl è in perfetta forma. Una voce incredibile. Ed un progetto musicale, i God Seed, che ne risalta le qualità. L’esecuzione di “Alt Liv”, tratta dall’ultimo album “I Begin”, mi fa venire i brividi.
Infine tocca a loro. I Cradle Of Filth. “Un altro” spettacolo devastante. Dani sul palco è un dio malvagio, che corre e salta come un pazzo, occupando tutta la scena. L’intera band martella senza pietà. Ottima anche la prova della nuova tastierista, la quale si occupa anche delle parti vocali femminili. Il duetto con la voce perversa di Dani su pezzi come “Nymphetamine” è semplicemente stupendo.

“Un altro” concerto. Un’altra emozione.
Tutti i musicisti (tranne i Cradle), pascolano in giro per la venue dopo lo spettacolo. Incontrando i fans, rendendosi disponibili per foto ed autografi. Io incontro un po’ tutti, e mi faccio un’altra chiacchierata con Gaahl, anche lui ben disposto alle foto.

I Dark End sono esaltati. E’ casa loro. Hanno tutti i loro fans più fedeli. Se lo meritano. E’ stata indubbiamente la loro serata.
E, nel mio piccolo, anche la mia.
Un giorno, racconterò a mio figlio di quella volta che incontrai Dani Filth. Ci costruirò sopra delle balle. E’ così che nascono i miti. La prova del fuoco non sarà una cazzo di porta di un bus, ma, non so, un provino con la band (io strimpello il basso). Racconterò di quella volta che feci il provino. Mi presero come session member, ma non accettai perché volevo fare il pilota professionista. Ecco dirò proprio così. I miti sono anche questo.
Se mio padre mi avesse raccontato di quella volta che è stato a cena con Randy Rhoads, per poi finire ubriaco con Ozzy Osbourne, forse, quello sarebbe uno dei bei ricordi indelebili dell’infanzia.
Materiale per alimentare le leggende. Ed i miti.
La verità è che io, Lunedì 26 Novembre 2012, ho incontrato uno di quei miti. Uno dei miei miti.

 

Luca Zakk