fotoxasuddelp(Tsunami Edizioni) Non ho mai amato la versione di “Angel of Death” degli Slayer fatta da Tori Amos, ma sono rimasto colpito dalla sua dichiarazione che Stefano Cerati riporta alla fine dell’introduzione al suo testo “A Sud del Paradiso – Canzoni, Testi e Musica degli Slayer”: “Quando ho ascoltato l’originale, non credevo che potesse esistere una musica così violenta. In essa c’era però un’energia ed una forza che non era possibile ignorare, ed è stato questo che mi ha attratto”. Credo che al di là delle intenzioni artistiche della Amos, in lei è scattata la molla del subire quel fascino subdolo e intrigante che il classico degli Slayer riesce a scatenare in chi l’ascolta. Tuttavia gli Slayer non sono una o più canzoni, ma una storia. Una storia fondamentale, importante, necessaria.
Gli Slayer hanno condizionato tutto, infatti  a detta di Cerati “i movimenti estremi successivi, il death, il black ed il grind non sarebbero in realtà mai esistiti senza il contributo degli Slayer”. Come dargli torto? Pensate solo al modo di fare assoli nel death metal, con quelle bordate lancinanti e affilate come quelle di King ed Hanneman.

Stefano Cerati ha preso in esame i testi della band californiana, descrivendone i cardini testuali sui quali gli Slayer hanno sempre fatto leva: guerra, pazzia omicida dell’uomo, menzogne del cristianesimo e nefandezze delle religioni, il diavolo, il male, inteso come manifestazione assoluta di ogni epoca e vicenda negativa che ha da sempre colpito l’umanità.
Dal 1983 ad oggi la materia testuale degli Slayer è stata oggetto di ‘attenzione’ (vedi il tipico adesivo sulle copertine che avverte il contenuto di testi espliciti), caricandosi addosso un misto di odio e critica per le immagini estreme che le parole cantate da Tom Araya hanno sempre espresso. Eppure è stato sempre fin troppo evidente, almeno per chi il metal e gli Slayer li ascolta, che certi argomenti altro non sembrano che una descrizione di cose vere e accadute o almeno che vi somiglino. Questo è da sempre stato il campo espressivo degli Slayer e merito a Cerati che chiarisce questo ‘realismo’ slayeriano in ogni capitolo, oltre a saperne cogliere anche l’amara ironia che da sempre contraddistingue i loro testi.

Gli Slayer non sono l’apologia di qualcosa, ma solo una descrizione di un qualcosa. Non esaltano la violenza, ma la descrivono attraverso parole corredate da musica (io la definirei ‘scuola’) dall’impatto epocale, sul metal ovviamente, fino addirittura a condizionarne la sua stessa forma e canoni estetici.
Racconti, tali sono i testi degli Slayer. Lo scrive Cerati, suggerendo la lettura delle liriche come dei piccoli racconti horror i quali nel tempo hanno assunto significati sempre maggiori, anche in virtù dei tanti accadimenti nelle cronache del mondo.

“A Sud del Paradiso” attraversa tutti gli album realizzati in studio dagli Slayer, comprendendo anche il mini “Haunting the Chapel” e l’album di cover “Undisputed Attitude”, oltre ad un sezione che tratta delle cover realizzate dai Californiani. Ogni capitolo è un album, con tanto di introduzione che ne descrive la genesi. I testi vengono analizzati e descritti, tenendo anche un occhio alla musica che li accompagna. Il tutto è scritto in modo semplice ma profondo, tipico di una persona, appunto il Cerati, che ha visto gli Slayer dal vivo decine e decine di volte, oltre ad intervistarli tutti in più occasioni.

Sterfano Cerati ha terminato il libro il 2 maggio 2013. Durante la notte iniziò a circolare la notizia che Jeff Hanneman era morto. A quel punto il libro è stato fermato dall’autore che non era del giusto umore per sfruttare la pubblicazione del suo libro in un momento in fin dei conti così triste. Inoltre il nuovo album degli Slayer tardava ad arrivare per poterlo includere nel volume. Infatti venne poi spostato nel 2014.

(Alberto Vitale)