(Xtreem Music) Secondo album per Mortal Scepter, formazione francese nata nel 2012, con all’attivo un EP dal titolo “As Time Sharpens The Sentence”, uscito nel 2015 ed il debut album “Where Light Suffocates” del 2019. Un ritorno a dir poco esaltante per una band che sa come essere credibile e al passo con i tempi pur proponendo un thrash/death che più old school non si può, grazie anche ad una produzione che si adatta perfettamente alle sonorità proposte, conferendo allo stesso tempo un sound ‘croccante’ e ruvido, senza per questo suonare come se fosse stato ottenuto in uno scantinato. Lo stile della band transalpina segue il solco tracciato più di quarant’anni or sono da acts come Kreator, Destruction, Sepultura era “Schizophrenia”, nonché, per rimanere nella natia Francia, realtà altrettanto valide e storiche come Aggressor, Massacra e primi Loudblast. Una manciata di brani crudi, diretti, senza orpelli o abbellimenti di sorta, ma non per questo monocordi o mancanti di fantasia. Le chitarre macinano riff sicuramente non innovativi, ma assemblati con notevole gusto e gli assoli sono essenziali e scarni, eppure eseguiti con grande perizia ed insospettabile tecnica. Sin dalla title track posta in apertura, la band mostra una grande consapevolezza dei propri mezzi, alternando con maestria cavalcate incalzanti e furiose accelerazioni. “Redshifting To Death” unisce quanto di meglio fatto negli anni da Sodom, Kreator e Destruction senza risultarne una mera scopiazzatura, passando per l’irruenza dei Venom, che è poi la band che più di tutte accomuna le tre formazioni sopra citate. I brani successivi seguono più o meno le stesse coordinate, mantenendosi su livelli eccellenti sia a dal punto di vista compositivo che dell’aggressività, con una menzione a parte per la conclusiva “Into The Wolves Den” della durata di più di dieci minuti, durante i quali la band assume un approccio più progressivo, sfociando nel techno thrash con qualche velato richiamo ai Voivod. Thrash metal viscerale, crudo e con un’attitudine che va al di là del semplice mestiere, per una band che crede profondamente in quello che suona e che pretende di essere presa sul serio.
(Matteo Piotto) Voto: 8,5/10