Gli Accept sono in giro da una vita. Si sono formati nel ’76 ed il primo disco uscì nel ’79. Tranne lo zoccolo duro formato da Wolf Hoffmann e Peter Baltes, in questa band tedesca ci sono passati in molti, tra questi il mitico Udo, al tempo elemento chiave, specie quando assunsero il moniker attuale (prima si chiamavano Band X).

Ne è passata di acqua sotto i ponti. Quanto asfalto macinato sotto le ruote.

Nonostante Udo appartenga alla penultima essenza della band, l’ultima breve reunion del 2005, rimane ancora osannato, voluto e adorato dai fans… anche se l’attuale Mark Tornillo non ha nulla da invidiare al collega, sia dal punto di vista della dinamica sul palco che di performance vocale.

Ma cosa sono -e come sono- questi Accept di oggi?

Io, francamente, gli Accept li ho seguiti in modo marginale, direi alterno. Negli anni, qualche cosa qui, qualche cosa li. Conosco dei brani, ma non sono mai stati tra i miei ascolti heavy regolari, come magari lo sono stati Helloween, Iron Maiden, Running Wild o Judas Priest.

Ma la fama e la gloria di questi pionieri di un metallo storico, di questi rappresentanti del genere che tutti noi amiamo, mi hanno attratto magneticamente al Live Club lo scorso 23 Gennaio.

Non essendone mai stato un seguace, si trattava anche del primo loro concerto al quale assistevo.

E volevo capire. Vedere. Testimoniare.

Il mio atteggiamento ‘indagatore’ si è immediatamente trasformato, anzi dileguato, vedendo uno spettacolo esplosivo fin dagli inizi. Palco minaccioso, band intensa, compatta, dinamica ed assolutamente devastante.

Intanto per cominciare, come tutti gli altri, mi sono ritrovato a cantare le canzoni. Sarà anche una cosa ovvia per il fan sfegatato, ma decisamente meno scontata per uno come me, descritto come sopra. Come diavolo facevano ad esserci quelle canzoni, quei testi e quei riff dentro la mia testa?

Eppure c’erano.

E, diavolo, non è colpa mia… io non ce le ho messe!

Poi, hey… c’è gente che fa un concerto, e c’è gente che sa suonare, sa stare su un palco, sa coinvolgere e giocare con una dimostrazione sconvolgente di abilità tecnica.

Il concerto degli Accept è stato una cosa favolosa. Artisti di altissimo livello. Musicisti impeccabili. Con Wolf e Peter che duettano sfidandosi a duello. Oltre due ore di musica… quasi senza pausa, tanto che quella tra il concerto e l’encore è stata l’equivalente di un veloce giro dietro le quinte. Manco il tempo per una sigaretta o un bicchiere di birra.

Metallo che fondeva.

Tecnica sopraffina.

Pubblico invaso da metallari sudati ed inneggianti.

Donne che danzavano e si dimenavano sensualmente al ritmo delle pulsazioni emesse dal palco.

Giovani. Meno giovani. Bambini in spalla ai papà. Madri. Padri. Zii. Rockers di un tempo. Bikers. Ragazzini che si rendono finalmente conto di cosa vuole dire Musica (M maiuscola).

Un pubblico eterogeneo all’ennesima potenza.

E tanto, tanto, tantissimo Metallo rovente. Incandescente. Tagliente.

In quest’epoca frivola e senza veri idoli, un concerto come questo è la conferma che qualche speranza ancora c’è. Un concerto come questo risolleva gli animi.

In questa epoca artisticamente sbandata ed instabile, gli Accept hanno offerto dal vivo quella necessaria certezza: il Metallo è più vivo che mai!

(Luca Zakk)