Rieccomi. Un’altra volta in Norvegia, un’altra volta a Bergen, un’altra volta al Beyond the Gates.
‘Perché non vai anche ad altri fest estivi?’, mi chiedono. Perché non ho tempo, cazzo, e perché il BTG è l’unico metal fest che occupa un’intera città, non un’area delimitata o un locale. Ma credo di averlo scritto molte altre volte… dopotutto -pande-vostra- (offendetevi, era mia intenzione!) a parte, non manco dal 2017.
Solo che questa volta è tutto diverso. Ci sono novità su ogni fronte. Fronti personali e fronti più pubblici. Manco ci dovevo venire, ma in occasione di un’arrabbiatura mi sono fiondato sul sito della Lufthansa per prenotare il volo. Le novità poi si sommano, tanto che questa volta non solo sono inviato come giornalista, sono anche stato accettato come volontario, per fare quel che so fare meglio, guidare un mezzo meccanico, per fare quel che so fare peggio, ovvero portare dei passeggeri.
Mercoledì 30 luglio. Levataccia. Mi alzo alle 3:00AM, avrò dormito due ore. Una specie di colazione veloce, insomma degli alimenti inseriti nel mio sistema immunitario. Il volo alle 6:00 dopo aver lasciato l’auto nel parcheggio. Scalo in mezzo all’Europa quasi belligerante… e finalmente alle 12:30 atterro per l’ennesima volta a Bergen. Credo sia la mia decima volta che cammino su quella terra, per una ragione o per l’altra. La scritta ‘Bergen?’ all’uscita dell’aeroporto è sempre lì, quasi sfidando i turisti, quasi chiedendo loro: ‘siete sicuri di essere arrivati a destinazione? Perché il viaggio potrebbe essere ancora lungo’. Concetto dannatamente profetico, nel mio caso.
Come volontario sarò appunto un driver: significa che durante i miei turni non vedrò un cazzo di nulla dei concerti, che guiderò mezzi elettrici (odio i veicoli elettrici) in giro per la Norvegia, sfidando gli impossibili e cangianti limiti di velocità, cercando di non farmi arrestare, conducendo band da/verso l’aeroporto, da/verso la location del concerto. E io in Norvegia ci ho camminato tanto, ma mai guidato prima. Diamine, suona fottutamente fico!
Arrivo in città, prima tappa il Grieghallen, non dove si suona, ma nell’ufficio/rifugio dei driver, una specie di setta eretica del grande gruppo dei volontari, i quali coprono mansioni di ogni tipo: dalla sicurezza agli accrediti, dalla verifica biglietti alla cortesia di ospiti e band, dal merchandising a qualsiasi altra cosa serva fare in un festival di queste dimensioni. Ma i driver sono di una razza diversa: i nostri turni assurdi nemmeno compaiono nella app ufficiale, cosa sacrosanta in un paese che bilancia in modo maniacale lavoro e tempo libero, con un limite molto ristretto di straordinari fattibili… praticamente un paese che vuole che tu spenda più tempo a riposare o stare con la famiglia che a produrre denaro per un wellfare che vanta miliardi di corone di riserva monetaria per qualsivoglia evento apocalittico o estremo (N.B.: non hanno toccato quel capitale in costante crescita nemmeno sotto pandemia… immagino più di qualche leader europeo abbia guardato a questo paese nordico con una certa invidia, qualche anno fa).
Ma tutto questo blaterare, tutto questo equilibrio socio-lavorativo non vale per noi driver, schiavi degli orari degli show e, soprattutto, degli orari dei voli. Ritardi compresi. Praticamente quando i piloti e le hostess smontano, entriamo in servizio noi… con la sola differenza che eravamo in servizio anche prima. E lo saremo anche dopo!
Il mio turno, secondo la mia disponibilità, iniziava il giovedì sera. Proseguendo per tutto il venerdì. Questa era la finestra di tempo che avevo concesso all’organizzazione. Tanto le band principali del venerdì sono i Candlemass, che li ho già visti anche qui… e gli Opeth non mi piacciono. Ma questa è un’altra storia. Ci torniamo dopo. La mia strana idea era bilanciare ‘giornalismo’ a ‘volontariato’, cosa che ha poco senso se considero che faccio il giornalista per hobby, regalando recensioni e report alla scena, senza prendere il becco di un quattrino o di rimborso spese. Masochista, non trovate?
Dopo la prima tappa, in attesa del check in del mio alloggio, chiamo il direttore della Dark Essence. Erano le 13:00 o 14:00: “che dici di una birra, ORA?”. In norvegese significa che offro io… e l’offerta viene accettata. Tanto tra Grieghallen (dov’ero), Dark Essence (dov’era lui) e Apollon (il pub), sono forse 200 metri in tutto?
Si inizia con due birre. A stomaco vuoto.
Poi i regali: io che apro la valigia in mezzo alla strada, per donare vini e amari d’importazione all’uomo Dark Essence… per infilare in valigia i suoi succulenti regali, sempre alcolici (cercate sul mio Instagram). Un tizio s’avvicina curioso: gli spiego che spaccio alcolici, droga e materiale pornografico. Armi su esplicita richiesta. Sorride. Ride. Se ne va.
Finalmente vado a prendere possesso del mio appartamento: non ho mai dormito, forse mi sono appisolato in volo, mi faccio una doccia… ed è l’ora dell’inizio del fest, all’USF, come di norma. Come da tradizione.
Arrivo, manco ricordo chi suona, sono le 18:00, ho una birra in mano… squilla il telefono: è io mio referente del team dei driver:
“Hey, fai una guida stasera alle 23? Se la fai domani -giovedì- sei libero!”.
“Ma cazzo Jens, sto già bevendo!!!”
“ok, solo questa poi basta! Non hai bevuto altro, prima, giusto?”
“certo!…………. come no! È la prima e l’unica!”
(no comment)
In Norvegia puoi bruciare una chiesa, e passarla liscia. Puoi uccidere Euronymous, e tornare a far dischi. Ma se bevi e guidi, praticamente ti mandano al patibolo. Un po’ come dalle mie parti, nel nord est dell’Italia!
Appuntamento alle 22:00 per il briefing. A questo punto, ignoro chi si stia esibendo su uno dei due palchi,(credo di aver visto I Am Morbid)… e torno in appartamento per dormire mezzora. Alle 22:00 sono puntuale all’appuntamento.
“Dovrai portare i Destruction all’aeroporto!”
“Figata!”
“…alle 3:00am”
“Merda”
Alla faccia del cazzo! Non era alle 23? Potevo sbronzarmi, andare a letto ed essere fresco per quell’ora!
Guardo una canzone dei Destruction e torno a letto. Alle 2 mi sveglio alle 2:30 sono alla base. Peccato che mentre dormivo un SMS mi avvisava che le 3:00 erano spostate a quasi le 4:00. Per fortuna ci sono posti aperti tutta la notte, mi drogo con un caffè di merda… l’importante contenga della caffeina!
Prendo uno dei veicoli, prelevo i Destruction assonnati dall’hotel. Io porto la band, la mia collega Renate porta il loro equipaggiamento, mostrandomi anche la via verso l’aeroporto… per la mia primissima esperienza di guida nel paese dei fiordi.
Sono al volante di un mezzo a 9 posti. Tre davanti, me compreso, il resto dietro su due file. Schmier, il boss, si siede davanti con me, solo lui. Parto e questo Toyota inizia a sclerare: cintura di sicurezza! Allacciati la fottuta cintura di sicurezza!
Gentilmente dico a Schmier di allacciarsela… ma lui l’aveva già fatto, solo che si era connesso all’attacco adiacente: nei sedili anteriori dei passeggeri, l’attacco per la cintura è uno a fianco all’altro.
Io, un po’ privo di inibizioni causa mancanza di sonno, esordisco: “Hey, mi sa hai sbagliato buco!”
RISATE
Insisto: “succede tutte le volte, cose che capitano!”
RISATE: il van è nel caos. La gente ride senza tregua. Il dialogo poi continua su vari argomenti, in primis la differenza nella guida tra la Norvegia e la Germania di Schmier o la mia Italia, paesi nei quali il concetto di limite di velocità ha un significato profondamente diverso.
All’arrivo Schmier mi abbraccia come una vecchio amico. Mi ringrazia per il passaggio e per le risate. E pensare che io di quella band ho sempre amato “Cracked Brain”… un album nel quale lui non c’è!
È il mio battesimo. Acqua santa che scorre nelle mie vene oscure. Renate mi guarda e mi fa capire che ‘ci sono’. Che sono entrato nel ruolo. Che il venerdì sarò pronto per la tirata estrema. Anche da solo… per fortuna i mezzi hanno il Car Play e questo paese offre 5G a palla anche nelle catacombe. È ormai giovedì. Secondo giorno del fest. Ho appuntamenti ufficiale e con amici, ci sono eventi ad ogni ora. Torno a dormire forse alle 5:00, nel pieno dell’alba nordica… e quando mi sveglio non capisco bene se, per placare la fame, devo far colazione, pranzare o addirittura cenare. Decido di fare un mix.
Ma all’ora del primo concerto sono puntuale al Grieghallen. Con una birra in mano: fottetevi, oggi non devo guidare! Vedo i favolosi Misþyrming. Ammiro con sguardo languido i Lucifer, anzi LE Lucifer, visto che la front woman Johanna Platow ha cacciato quasi tutti i maschi (principalmente il suo ex) e ha reclutato donne: chitarra ritmica, basso e chitarra solista, assicurandosi che le ‘nuove leve’ non siano solo brave… ma anche al suo estremo livello di sex-appeal. Non sono norvegesi, ma secondo una persona a me estremamente legata, vicina al mio cuore, esse rientrano nella categoria delle ‘Fichinghe’: specie molto diffusa nelle terre del nord. Un caro amico ha già rubato il termine. Direi di dar vita ad un hashtag! #Fichinghe
I Paradise Lost sono favolosi: in forma, superlativi, con quel tocco di humor inglese… peccato per il set un po’ ridotto che vede il taglio di alcun brani che avrei voluto sentire dal vivo; ma nessuno problema, saranno in Italia a breve!
Ed infine King Diamond! Non sono mai stato un suo adepto, ma il quasi settantenne Kim Bendix Petersen è un’autentico spettacolo da vivo! Un palco stratosferico a tre piani, una scenografia da manuale horror, l’attrice impegnata in varie scene di pura decadenza umana. È palese che senza un artista del genere, la maggior parte della musica ispirata ai lati tetri e violenti del genere umano, non esisterebbe affatto. Black metal e relativo corpse painting compresi!
La festa va avanti fino a tardi. L’alcol -nonostante i prezzi- non manca. Faccio tardissimo…. anche se all’indomani la sveglia è alle 6:00am. Il mio primo giorno completo di lavoro! Da part time a full time!
Nel camminare verso l’appartamento (dall’altra parte della città), una signorina offre servizi, inusuale da quelle parti, considerando anche l’abbigliamento normalissimo e tutt’altro che provocante. Ma cosa vuoi offrire che non dormo da due giorni e tra 3 ore ho di nuovo la sveglia! Rifiuto, con educazione, e quel poco di lucidità che mi resta mi mette tristezza: un paese che supporta i cittadini, un paese che ti supporta anche artisticamente (anche se ti droghi e inneggi a Satana), non pensavo celasse queste vite costrette a vendersi per tirare a fine mese. Me ne vado con molti dubbi.
È Venerdì. E il mio giorno full time. Sarò attivo sino alle 19:30, forse ben oltre le leggi norvegesi… ma tanto io non sono norvegese e sono un volontario.. e quindi il team decide che sono sacrificabile.
Arrivo. Sono in anticipo, come mio solito. Compro caramelle per i driver… prendendole a badilate (letteralmente) in quei self service presenti in ogni supermercato! Cosa molto pericolosa per chi pecca di gola, o non può permettersi un dentista!
Arrivo alla base e lascio il presente con un cartello che recita: “il glucosio vi tiene svegli”. Cosa profetica, vista l’intensità dei turni e i lunghi periodi di attesa sia per ottimizzare i viaggi, sia per star dietro ai ritardi dei voli, che per ricaricare i fottuti mezzi elettrici. La Norvegia è invasa da Tesla e altre porcherie su quattro ruote. Per fortuna non mancano gli appassionati che girano ancora con muscle cars americane tenute in maniera maniacale.
Primo giro, due veicoli, io e la mitica Renate: si va a prendere il crew di King Diamond. Tutti mezzi assonnati, poco vivaci. Io porto la gente, Renate le attrezzature. Li scarichiamo in aeroporto.
Secondo viaggio: devo andare a prendere gli Hexvessel all’aeroporto per portarli in città, al loro Hotel. In un altro mezzo c’è Eivind, con una missione identica alla mia, solo che lui è incaricato dei Tribulation.
Sono questi ultimi a uscire per primi dal gate, ci salutiamo (conosco alcuni di loro)… poi escono i miei Hexvessel, i quali da buoni finlandesi avevano fatto scorta di birre al free shop.
Si scherza, si ride. Tipi simpaticissimi. E nonostante prossimi ad esibirsi sul mega palco del Grieghallen, si dimostrano molto umili, umani, riconoscenti per il mio servizio.
Segue il giro con i DARKENED NOCTURN SLAUGHTERCULT. Dall’hotel all’aeroporto. Onielar, la polacca Yvonne Wilczynska, si siede davanti con me. Dietro ho il chitarrista Velnias (più alto di me!) e il batterista Toni Merkel, quello dei Sodom. Yvonne ha caldo. Mi chiede di attivare l’aria condizionata. Non ho idea di come funzioni e la invito a divertirsi con bottoni e regolazioni. Dopo pochi chilometri iniziano ad apparire i pinguini… deve essere legato al suo timbro vocale così glaciale e lacerante. Si scherza. Si ride. La band si lamenta della policy del merchandise offerta dal fest: ‘come è possibile che una maglietta che paghiamo 7 euro la vogliano vendere a 35, dandocene poi meno della metà?’. Sono underground i DNS, sono ribelli. Sono un po’ acerbi: il mercato funziona diversamente, la Norvegia funziona diversamente. E la visibilità che un fest simile offre, non ha prezzo… specie quando la loro esibizione ha fatto il sold out!
All’arrivo i ragazzi mi danno la mano, Yvonne mi abbraccia e mi bacia. Cazzo, ammiro questa donna. Quattro anni fa le è stato diagnosticato un cancro al seno, con conseguente chemioterapia e intervento chirurgico bilaterale al seno. Quattro anni dopo, piena di vita e gioia è sul palco del Beyond the Gates, esorcizzando tutti i suoi mali con quella voce semplicemente diabolica, violenta, disumana.
Tocca ai Candlemass! Da aeroporto a Hotel. Svedesi chiacchieroni. In Svedese. Ho la responsabilità di condurre Johan Langquist e tutti gli altri, più un paio di roadie… manca solo il mitico Lars Johansson. Il mio team leader mi telefona, la mia suoneria è un brano dei Lunar Aurora… e per un istante i Candlemass tacciono, sorpresi. Li scarico in hotel, faccio un salto veloce al Grieghallen… e metà degli Opeth, Mr. Mikael Åkerfeldt compreso, corredati da chitarre e basso, saltano nel furgone: stavano già strimpellando nel parcheggio (ovviamente letteralmente unplugged)… continuando nel breve viaggio fino all’hotel… ho dovuto ringraziarli per questo privatissimo concerto, tutto per me!

Foto: Luca Zakk
Il mio referente, Jens, vede che sono instancabile, forse pensa io faccia uso di droghe… e mi fa un regalo: portare in aeroporto le bellissime Claudia González Díaz e Rosalie Cunningham, rispettivamente bassista e chitarrista solista delle Lucifer (si, con la nuova line up quasi tutta al femminile, non sono più I Lucifer, bensì LE Lucifer!). Lui dice che è il mio tits-ride, ma -spiacenti- niente tette: le ragazze sono stanche, hanno pure il cellulare scarico. Non chiacchierano. Femmine silenziose! Chissà che notte post spettacolo hanno passato! Ma all’arrivo mi ringraziano tantissimo del… servizio (quale servizio? Boh)!
Il mio prossimo giro è portare il leggendario ingegnere del suono francese Stephane Azam, qui per servire Abbath, dall’aeroporto al suo hotel. Il suo aereo è in ritardo di almeno un’ora (nessun problema, tanto Abbath avrebbe suonato la domenica) e tra una pausa al bar e la ricarica del dannato veicolo elettrico, mi incontro nuovamente con un compagno. “Che ci fai qui?” “Aspetto il resto dei Candlemass”, mi risponde. I Candlemass andavano sul palco alle 20:15 e credo fossero già le 18:00! Arrivano i Candlemass mancanti… ovvero il leggendario Lars Johansson con la moglie! Conduciamo Stephane e Lars all’hotel. Sempre rispettando i fottuti limiti di velocità.
E poi, già che ci sono, carico i Candlemass dallo stesso hotel per portarli verso il Grieghallen… sarebbero stati i prossimi a salire sul palco!
Finisco il mio turno. Finisco questa avventura.
Saluto e corro in appartamento per una doccia veloce, prima di tornare al Grieghallen, giusto in tempo per uno dei migliori concerti dei Candlemass di sempre. E quel Lars, atterrato due ore prima, visibilmente stanco, senza nemmeno il tempo per una doccia in pace ed un po’ di relax, era lassù, sul palco, suonando da dio, snocciolando assoli, massacrando con quei riff immortali! Mi piace pensare che quel concerto me lo sono sudato: li ho prelevati dall’aeroporto e li portati in hotel, poi li ho prelevati dall’hotel e portati al concerto… vi posso garantire che si tratta di una sensazione pazzesca, quasi come li avessi fatti suonare io! Quasi come avessero suonato per me!
Dopo i Candlemass, tocca agli Opeth: fantasiosi come sempre, ironici come non mai, capaci di onorare Ozzy suonando “Solitude”

Foto: Luca Zakk
Non li ho mai amati dal vivo, ma questa volta mi vedo costretto ad essere in disaccordo con me stesso!
Arriva il sabato. L’ultimo giorno del fest. Mi sveglio tardi. I postumi della festa nordica e della giornata intensa.
Gli Helheim offrono uno spettacolo superlativo, suonando l’intero album di debutto “Jormundgand”.
Seguono i Dark Sonority, ma di loro vedo poco e approfitto per una pizza al Hoggorm con un caro amico. Questo fa di me un pessimo giornalista o reporter, vero, ma cazzo volete vi racconti di un concerto al quale non avete partecipato? Spegnete quello schermo e uscite fuori dalla vostra zona di comfort!
Torno più carico che mai per i Gehenna, i quali non mi deludono, ossessivi e immensi come sempre.

Foto: Luca Zakk
Seguono i Taake con un Hoest in fiamme… fiamme poi perpetrate dagli Abbath, i quali con tuoni e fiammate offrono un concerto semplicemente memorabile, riportando in vita grandi brani degli Immortal, chiudendo con il botto un’edizione del Beyond the Gates sulla carta poco fantasiosa, ma che si è rivelata decisamente epica.
L’after party è pura devastazione. Abbiamo bevuto. Tanto. Ero con il boss della Dark Essence, sbronzo, ero con Pest (ex Gorgoroth), poco sobrio e con Niklas Åström (batterista degli Alfahanne) che ad un certo punto ha alzato bandiera bianca (Credo avesse un aereo dopo poche ore). Insomma ero in ottima buona compagnia, che dite?
La domenica regna il silenzio. Me la prendo comoda. Dormo un po’, finalmente. I norvegesi sono tutti morti. Non reggono, questi dilettanti. Io, in solitaria, affronto le montagne nordiche sotto una pioggia battente, sudo tutto l’alcol, recupero la forma fisica.
In serata giro per i locali, qualche superstite del fest, nessun contatto, nessun saluto… quasi come se la fine del fest abbia in qualche modo interrotto quell’atmosfera di fratellanza e intesa reciproca, riportando tutto a quella distante freddezza e riservatezza tipica dei paesi nordici.
Vago da solo per le strade della città. Mi gusto i panorami. La notte. Mi godo la pace. Tanto arriverà un altro fest, o addirittura un’altra edizione del Beyond the Gates per cancellare quella pace, per ripristinare l’atmosfera musicalmente belligerante e per riaccendere gli animi, soffiare sulle braci della fratellanza, dell’amicizia e di quegli abbracci che fino a pochi anni fa sembravano tanto pericolosi quanto illegali.
Cosa mi resta? Tanta energia. E tanta malinconia. Entrambe le cose trovano motivazione nel mio io, forse succede pure a voi. Tornerò lassù il prossimo anno? Me lo chiedevo pure un anno fa. Tornerò nella consueta veste di stampa o mi dedicherò completamente al volontariato, come driver, privandomi di quasi tutti i concerti? Vedremo. Dipende molto anche da quali band saranno messe in cartellone!
(Luca Zakk)
PS: Oh, dimenticavo! Mi resta anche la patente! Le mie moto non sentiranno la mia mancanza, care loro! La dannata polizia Norvegese non m’ha preso! Ha! Alla prossima! Il ritorno al traffico italico con i (non)limiti di velocità è stato il primo piacere al mio rientro da un paese, da una città che per una ragione o per l’altra sono strettamente legati al mio cuore, alle mie vicende personali, alle mie passioni… le quali -per questa volta- non hanno contemplato la gattabuia vichinga! Forse mi stanno già cercando… ma non mi avranno tanto facilmente… staremo a vedere come andrà la prossima volta!
Photo: Photographer Arash Taheri