Probabilmente ho visto più concerti e fest di ciascuno di voi. Anche due o tre a settimana. È parte di questo ‘lavoro’ dopotutto. Innumerevoli chilometri divorati di notte, panini troppo grassi da food truck troppo costosi, al freddo fuori da locali troppo lontani… per una notte di musica, prima di tornare alla vita quotidiana dell’indomani, prima del prossimo concerto, prima del prossimo evento.
In Italia, all’estero. Nomi underground, nomi sconosciuti. Locali o club noti, locali o club microscopici, locali o club ormai chiusi, dimenticati. Poi stadi, ippodromi, palazzetti, valli, teatri.
Semplicemente ne ho abbastanza. Non sono più un ragazzino, ho un lavoro impegnativo, ho tanti altri interessi, pratico vari sport, ho altre passioni che assorbono tempo. Ho già dato con la musica dal vivo, ho visto troppo e scritto di più. Cazzo, io ho visto pure i Death, varie volte sia i Motörhead che Ozzy. Ho perso il conto poi delle volte che ho visto o intervistato altre bands note, dagli Europe agli Hammerfall, fino agli Skid Row, Bach compreso. Ho passato serate con Dani Filth, con i tizi dei Dimmu Borgir, ho pure cenato con i Therion. Si, direi che ho già dato.
E tornare alle 3 del mattino da un concerto dall’altra parte del paese, per poi alzarmi di nuovo alle 6 per affrontare una giornata lavorativa… diciamo non fa più per me.
¡Ya basta!
Si, “Basta concerti”, tuonai. O, almeno, basta concerti troppo lontani! Basta concerti infrasettimanali!
Ed ecco che in questo aprile 2025, tra le tantissime offerte, mi trovo con i Cult of Fire dietro l’angolo, di sabato, e gli Acid Mammoth dietro quell’altro angolo… a Pasquetta. Fanculo, come potevo resistere?
I Cult of Fire sono una conoscenza nota, una band che ho ammirato svariate volte… ma mai in Italia, visto che la loro ultima potenziale apparizione, co-headliner con i Mysticum lo scorso novembre, andò in malora a causa di un incidente. Ma eccoli tornare, in questo aprile MMXXV, come headliners, con il loro “Mantras for Peaceful Death over Europe”. Con una tappa dietro casa.
E gli Acid Mammoth? Diavolo, li adoro. Li ascolto da una vita… la band greca con padre e figlio in line-up che non avevo mai avuto l’occasione di vedere dal vivo! Bene, ecco che me li ritrovo headliner del superlativo Maximum Festival della Go Down Records! Sempre dietro casa!
Davvero, come resistere?
5 aprile MMXXV
La serata è tosta. Alcolica. Il Revolver a San Donà di Piave è pieno fin da subito… dopotutto non ci sono solo i Cult of Fire! Aprono i nostri Caronte, con un altro dei loro potentissimi concerti: sempre minacciosi, sempre letali, con il loro genere legato al doom, ma particolarmente personale, sono forse la band perfetta per scaldare una serata con la band di Praga come headliner. La componente grezza dei Caronte viene raffinata dai The Great Old Ones, anche loro in grado di aggiungere un altro tassello al complesso puzzle concepito dai Cult of Fire: aggressivi ma suggestivi, epici e melodici… un concerto perfetto, un preludio devastante per la magia che i Cult of Fire sanno materializzare.
L’ultima volta che vidi i Cult of Fire fu lo scorso agosto al Beyond the Gates (foto qui), ma ancora una volta la scenografia sembra essersi evoluta, grazie agli infiniti ritocchi scaturiti dalla ricerca spirituale del mastermind Vladimír Pavelka. Certo, rimangono i due chitarristi seduti dentro i serpenti, ma l’altare allestito per l’occasione e la nuova maschera del vocalist, aggiungono ulteriore lucente e positiva suggestione all’atmosfera che questa band è in grado di creare, senza contare i nuovi brani prelevati dall’ultimo (capo)lavoro, “The One, Who Is Made of Smoke”, uscito pochi giorni prima del concerto (recensione qui).
21 Aprile MMXXV
Quante band? Tante. Tutte favolose. È il Maximum Festival, che non è un fest ma una festa!
Non è nemmeno un concerto. È un ritrovo. Una congrega. Un raduno. Dalla mattina fino alla notte. Più di una dozzina di band che intrattengono, che aggiungono pepe, che divertono, che stimolano.
Un clima alternativo, lontano dalle regole del concerto ‘metal’, lontano dal giudizio, dal volere a tutti i costi giudicare gli artisti, perché gli artisti erano parte della congrega, erano amici, giravano tra noi, si divertivano con tutti noi. Il Maximum Festival è un format unico, che solo un locale come l’Altroquando può ospitare. Un evento dove il metallaro, il punk, l’alternativo, il gotico, il freak, il tizio normale o quello più fuori di testa possono stare bene tutti assieme, in una atmosfera decisamente unica. Le proposte? Tante, tantissime: dall’assurdo duo Animaux Formidables, agli emblematici Kröwnn, o i favolosi Coltaine… che non orbitano nella sfera della Go Down, ma piacciono un sacco all’organizzatore! I Bosco Sacro, che hanno confermato quanto ho scritto in recensione (qui), e gli immensi Acid Mammoth, così potenti e così dannatamente semplici, essenziali, con quella line up basata sui due Chris Babalis: il padre, classe 1961, alla chitarra -statico e incazzato come un metallaro d’epoca-, e il figlio, classe 1992, all’altra chitarra e alla squillante voce, sorridente e bravo nell’intrattenere.
Ho fatto il pieno.
Ora basta per davvero! Torno al mio auto indotto isolamento.
O forse no?
Inutile nasconderlo, ho già il biglietto aereo per il Beyond the Gates… e ‘dietro casa’ sono in arrivo altri eventi tosti, dall’Isola Rock, ai Dream Theater, passando per Iron Maiden e Marillion… senza contare gli altri infiniti eventi che l’imminente estate sembra riservarci.
Okay Houston, abbiamo avuto un problema qui: non c’è davvero pace per gli empi.
(Luca Zakk)