Il sole brucia la pelle già dalle prime ore del mattino a Clisson, e le prime orde di metallari che non avevano già campeggiato nell’area mastodontica adiacente, sono in marcia verso i cancelli del Valhalla europeo del metal, sebbene il primo giorno le esibizioni iniziassero nel pomeriggio. L’intera area prima della zona palchi e dell’area VIP-Press, dove stavamo noi, è una città a tema, un vero e proprio parco tematico del metal, con scenografie ovunque: scheletri, demoni, fiamme, strutture imponenti e dettagli ovunque si posi lo sguardo. Attorno alla nostra area per fare briefing e rilassarci c’erano parchi curatissimi, fontane, zone d’ombra, bar e stand esclusivi.
Chi c’era già stato lo dice chiaramente: ogni edizione è sempre più grande. L’organizzazione è impressionante, coordinata con precisione chirurgica. E pensare che tutto è tenuto in piedi, in gran parte, dai volontari. Incredibile.

La giornata si apre con l’energia esplosiva degli Skindred sotto un sole feroce, seguiti da Misþyrming, Slomosa (che per me sono stati semplicemente magistrali), Airbourne, Apocalyptica e Thy Catafalque. Una partenza eclettica e coraggiosa: tra nu-metal, black atmosferico, hard rock e groove spinto. Il pubblico risponde compatto e presente fin da subito. L’atmosfera? Abrasiva. Con così tanti palchi e sovrapposizioni, scegliere chi ascoltare è stata un’agonia: ogni decisione corrispondeva a una rinuncia. Ma posso dire di essere pienamente soddisfatta delle scelte fatte.

Alla golden hour arriva il colpo allo stomaco: le emozioni si fanno carne, le lacrime mi scendono senza preavviso… un momento da bambina che realizza il sogno di essere lì, veramente lì, davanti ai suoi idoli. Till Lindemann mi ha fatta cantare a squarciagola e ballare, Jinjer e Sunn O))) mi hanno attraversata con onde sonore che sono arrivate dritte al cuore. Un impatto dal vivo indescrivibile. E la cosa meravigliosa era che potevo riscontrare le mie stesse emozioni negli sguardi delle decine di migliaia di persone che mi erano attorno.

La chiusura della giornata su uno dei due palchi principali è stata affidata a Korn: criptici, ipnotici, magistrali. Un trip audio-visivo che chiude il primo giorno nel modo più potente possibile. E mentre il Mainstage 1 si spegne, Orange Goblin e Whitechapel radunano i fan più fedeli, quelli che non si arrendono alla stanchezza, sui palchi minori del festival. Poi arrivano gli Electric Callboy, che trasformano la notte in una discoteca metal ad alta tensione, perfetti per chi aveva ancora energia da ballare.

Un piccolo rammarico: non sono riuscita ad arrivare sotto il palco dei Turbonegro, complice la vastità dell’area (che, va detto, non è affatto banale da attraversare nei cambi palco).

Ma il colpo finale al cuore me lo ha dato una band che amo profondamente: Alcest. Emozionante è dire poco. L’atmosfera era rarefatta, quasi mistica. Neige, vestito di chiaro con la luce bianca puntata addosso, sembrava un angelo. Intorno a me, uomini enormi e tatuatissimi con gli occhi lucidi, che cantavano a squarciagola. Sembrava un concerto degli 883, ma in versione post-black poetico. Un momento che non dimenticherò mai.

(continua…)

(Aleksandra K. Klepic)

Foto: Apocalyptica, Airbourne, Jinjer, Alcest, Electric Callboy