fotoSusy00Tra la valanga di concerti che i Susy Likes Nutella stanno facendo, era prevista una data al mitico Grind House di Padova. L’evento è tosto: solo la band, nessun supporter… e Martyna Smith sul palco, l’estrema performer dei Death SS (JJ, il leader della band ed il batterista Carranza suonano con Steve Sylverster nei WOGUE, e JJ è anche songwriter per i Death SS stessi). Arrivo sul presto. Un altro mio nuovo hobby per partecipare ai concerti in modo alternativo: dopo aver fatto banchetto merchandising i Superhorrofuck, questa volta mi dedico alla logistica e porto al locale dell’attrezzatura reperita localmente e non trasportata dalla band (che partiva da Firenze).
I ragazzi sono simpaticissimi, toscani DOC, completamente sballati, fuori di testa. Martyna sembra tranquilla, ma capirò presto che è solo una falsa percezione. Dopo un sound check, che è stato quasi un concerto privato (hanno suonato due pezzi interi, ed il pubblico eravamo io ed il gestore del locale), andiamo a cena; un postaccio trovato in un angolo, dopo aver girato qualche isolato: c’erano molte altre opzioni, ma la fila era immensa e JJ aveva una intervista con radio Materiale Resistente alle 22:30, mezzora prima dell’apertura del locale. Si mangia un panino immenso, si sparano delle cazzate immense.

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Ad un certo punto il Grind si riempie. I ragazzi della band vanno e vengono, compaiono tra la folla, spariscono. Non si capisce cosa stia succedendo. E poi si apre il sipario, quel telo nero anti luce che divide il pubblico dalla devastazione degli spettacoli che si tengono al Grind.

I Susy fanno il loro ingresso. Senza esibizionismo. Raramente ho visto una band così sfacciata, antipatica, irriverente. I quattro prendono posto e non salutano. Partono di brutto. Nessuna presentazione di alcuna canzone. Nessuna pausa. Nessun saluto. Nessun ringraziamento. Alla fine, dopo l’ultima canzone, appoggiano gli strumenti e se ne vanno. L’unica frase pronunciata da JJ è stata “cazzo fa caldo qui dentro”. L’ha detta senza aspettarsi dei consensi, senza dirigere il messaggio a qualcuno in particolare. Ha solo manifestato una noia immensa, un’apatia sconvolgente.

Ditemi che sono strano… ma ho trovato la cosa una FIGATA PAZZESCA!!!

Cazzo vuoi presentare? “hey ciao, siamo i Susy Likes Nutella e facciamo rock’n’roll?”.
Si sa chi sale sul palco, no? La gente ci va per questa regione al concerto!
Adoro questo atteggiamento essenziale, un po’ ispirato alla decadenza ottantiana, un po’ stronzo, un po’ asociale. Non erano poi fatte così le rock star prima di internet, prima dei social, quando per incontrare o vedere da vicino il tuo idolo dovevi fare giorni di fila e combattere con altre migliaia di persone esaltate come te?
Oggi ormai mandi un messaggio al tuo idolo e poi gli parli su skype. E cazzo lo incontri pure. E’ bellissimo, per noi giornalisti poi è comodissimo, ma non è più intenso. Manca quella sensazione. Quel mistero. Quel vedere il rocker vivere una vita completamente lontana dalla tua. Quel concetto dell’artista che si riassume con la parola ‘idolo’.

fotoSusy03Susy, tra una leccata di nutella e l’altra spara un concerto potentissimo. Li osservo sul palco: sono fantastici. Look perfetto, facce scazzate, l’unico messaggio è la musica. Piena di energia!
Nardo, la chitarra solista, mi conferma quanto scrissi in recensione: “essere appartenente a qualche deviata realtà ispirata all’arancia meccanica”… e quel look essenziale, il cappello schiacciato in testa con i capelli che fuoriescono… barba incolta… e rossetto -il suo unico make up- sbavato, scomposto, trascinato, intenzionalmente sbagliato. Freddy è immenso. Non è il solista, non fa le cose ricercate, ma è la sua chitarra che tiene in piedi la valanga di suoni emessa dalla band.

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Carranza alle pelli pesta duro, direi in maniera spietata… mentre JJ domina il palco, con la faccia annoiata, la voce irriverente, un’autentica presa in giro al mondo, alla società, a tutto quello che ci circonda, mentre il suo basso iper distorto crea vibrazioni malvagie. Immagine immensa, professionale. Questo l’ho notato quanto i connettori di JJ hanno dato problemi. Pensate si siano fermati? Pensate abbiamo interrotto lo show? Che si siano scusati? Con fare ancor più annoiato, faccia totalmente inespressiva, JJ ha riconnesso il dannato dispositivo, con movimenti lenti, terribilmente rilassati, come se questo facesse parte di una scenografia assurda, l’ultima scena di una apocalisse deviata.

fotoSusy09E Martyna? Un mese prima l’avevo vista al Rock Hard Fest con i Bulldozer. Da lontano. Troppo lontano. E con i limiti che le imposero (mi ha confessato che a quello show non le hanno fatto “togliere le mutandine”). Il Grind House però è alternativo e i Susy sono estremi: Martyna ha avuto quindi spazio libero, la possibilità di scatenare il demone che vive dentro di lei e che, per fortuna degli spettatori, prende il dominio del suo corpo molto, troppo spesso.

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Estrema e offensiva. Aggressiva e perversa. Con lei c’erano due spettacoli sinergici, i Susy e Martyna… con lei sempre pronta a stuzzicare i musicisti, aggrappandosi alle loro gambe come per implorare un perdono… o forse una innaturale oscena punizione. Un’artista esibizionista, trasformista, pazzesca: il set di costumi che ha sfoggiato sul palco (e poi rigorosamente tolto) rischia di annebbiare qualsiasi vostra più estrema fantasia perversa.

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Un concerto memorabile. Era tanto tempo che non percepivo in maniera così forte l’energia di una band. Un’energia che continua a scorrere nelle mie vene, nella mia testa, nei miei oscuri pensieri.

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Dopo il concerto ci rinchiudiamo back stage. Non si respirava, o almeno non c’era più molta aria “pura” da respirare. La band era sia scazzata e divertita, nel loro stile, consapevole di aver fatto uno spettacolo perfetto per un locale fantastico come il Grind. Forse la band IDEALE per questo posto.
Intanto Martyna era stanca, mezza sdraiata sul divanetto, non era ancora uscita dal suo personaggio ed i suoi discorsi erano più o meno la conversione in parole di quello che avevo visto sul palco.

Poverina. Era molto preoccupata. Dal suo immenso guardaroba mancava qualcosa. Non trovava più le sue mutandine nere. Ma il giornalista sono io. Ed io osservo tutto. Faccio notare che forse era quella cosa che penzolava dalla paletta della chitarra di Nardo.

Avevo visto bene.
Lascio a voi, poveri non presenti, immaginare come possa essere finita li…

(Luca Zakk)

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