
Il secondo capitolo dell’Unholy Dungeon Fest riporta allo Slaughter Club una line-up attentamente curata, costruita attorno a differenti declinazioni del black metal — dal medievale più ruvido alle forme atmosferiche, fino agli ibridi heavy/black e alle liturgie ortodosse dell’Est Europa. Un’edizione intensa, compatta, senza tempi morti, arricchita dalla presenza dei banchetti Canti Eretici, Tabulae e Dark Velvet Chain, che hanno contribuito a rafforzare l’impronta fortemente underground dell’evento.
Corpo di Guardia
L’apertura è affidata ai Corpo di Guardia, band italiana composta da cinque elementi, portavoce di un black metal d’ispirazione medievale che unisce crudezza e melodia in un equilibrio molto personale.
L’intro “De Italia” introduce un set che prende subito vigore con “Theia Rex”, sostenuto da una sezione ritmica più corposa e incisiva rispetto alle vecchie esibizioni.
Gli inediti “Il Santo e la Bestia” e “Il Canto dell’Eretico” mostrano una band in crescita, più compatta e con arrangiamenti meglio rifiniti, mentre “Alboinus Rex” chiude il set con un’impronta epica e barbarica. Ottima apertura.
Canticum Diaboli
La formazione laziale entra in scena alle 19:40 con un’attitudine più aggressiva e votata alla ferocia ortodossa. L’introduzione “Praeludium” è solo un preludio alle bordate che seguiranno: “Unam Sanctam” e “Putridarium” colpiscono per coesione, precisione e un lavoro chitarristico che alterna passaggi in tremolo tradizionale a momenti più melodici e solenni.
“Odivi Te in Sepulchrum” e “Mala Anagnia” confermano la maturità che la band sta raggiungendo in vista del prossimo full-length: arrangiamenti più corposi, una sezione ritmica granitica e un equilibrio fra latino/italiano sempre più naturale. In chiusura, “Simoniacus” lascia lo Slaughter in uno stato di puro fanatismo. Set tirato, compatto, di grande impatto.
Strega
Alle 20:30 è il momento degli Strega, la sorpresa più peculiare dell’intero bill. Il loro “Blackened Heavy Metal” prende forma in un set scenografico, oscuro, teatrale, dove la componente tastieristica arricchisce pezzi che potrebbero essere usciti da un grimorio fantasy maledetto.
Il trittico dell’EP (“Strix Strega Strigæ”, “Era Į Kuolemann”, “Mors Mortiys Morte”) funziona alla perfezione dal vivo: riff pesantemente anni ’80, vocalizzi incantati e un lavoro sul linguaggio inventato (Arrakyan) che, pur rischiando l’eccesso, dal vivo conquista. “Ea! Y-Tar!” e “Til-Aar Hyleventïde” ampliano lo spettro del set verso soluzioni più epiche e quasi dungeon-esque. Performance elegante e magnetica.
Nubivagant
I Nubivagant salgono sul palco alle 21:20 avvolti da fumo e luci essenziali. È il momento più atmosferico della serata. L’ipnosi parte subito con “Darkness Upon the Face of the Deep”, guidata dalle caratteristiche clean vocals, profonde e lamentose, vero marchio di fabbrica. “Endless Mourning” e “Into Eternal Night” amplificano lo spaesamento: monotonia voluta, ciclicità ritualistica, pathos costante. L’esecuzione è impeccabile e il pubblico rimane quasi immobile, come catturato da un’unica lunga messa nera.
La chiusura con “Who Made the World?” completa un set intenso, coeso e spiritualmente devastante. Nubivagant rimane un’esperienza più che un’esibizione.
Zmyrna
I ceco-slovacchi Zmyrna salgono sul palco alle 22:15 per un finale che cambia radicalmente atmosfera: medievalismo plumbeo, liturgia nera, black metal ortodosso e droni rituali.
L’apertura con “Pagus Maledictus” è imponente: riff solenni, ritmiche serrate e un comparto vocale che sembra arrivare da un chiostro in rovina.
La successione dei brani (“Canticum Decimum”, “Quartum”, “Tertium”) costruisce un crescendo di oscurità che trova il suo apice nella cupa “Silva Obscura”. La chiusura con “Canticum Duodecimum” è monumentale, quasi ieratica, lasciando lo Slaughter immerso in un’aura sacrale.
Una band che conferma ogni aspettativa: raffinata, barbara, spirituale al tempo stesso.
L’Unholy Dungeon Fest Vol. II si è rivelato un evento solido, coerente, ben organizzato e con una line-up capace di attraversare tutte le sfumature del black metal contemporaneo. Dalle radici medievali alla violenza ortodossa, fino alle derive atmosferiche e alle contaminazioni heavy/ritualistiche, ogni band ha offerto una performance dignitosa o eccellente.
Lo Slaughter Club — ormai garanzia per questo tipo di eventi — ha ospitato uno dei festival indoor più interessanti dell’autunno 2025.
(Jennifer Badalotti)









