(Svart Records) Settimo sigillo per gli americani Sabbath Assembly, un settimo capitolo che presenta una specie di svolta stilistica, o forse un ritorno a delle origini. Certo, siamo sempre in ambito oscuro e doomy, ma le atmosfere prettamente eteree, inquietanti e spirituali lasciamo spazio ad un album nel quale domina la componente heavy, melodica, decisamente meno stoner e molto più classica, tradizionale e più incisiva, in un certo senso aperta ad un pubblico più vasto… esattamente come i primi album: canzoni (relativamente) più brevi, pulsanti, dirette, una sintesi di intense vibrazioni settantiane, meno progressive e contorte, esplicitamente più efficaci. Hard rock con rabbia punkeggiante sulla opener “Solve et Coagula”, il tutto reso più mistico dalla consueta ottima performance della vocalist Jamie Myers. Riff metal con vari incantesimi occulti su “The Serpent Uncoils”, altro metal molto più scatenato con ”Worthless”, per poi giungere alla dolcezza paradisiaca di “Weighing of the Heart”, brano che si avvicina al classico lato occulto e misterioso dei Sabbath Assembly. Nervosa e schizoide “Ascend and Descend”. La dolce voce di Jamie con del metal che offre accenni speed sull’attraente “Hymn of the Pearl”. Delicatezza e pace con l’acustico “From the Beginning”, prima del feeling epico e malinconico dell’epilogo intitolato ”A Welcome Below”. Sempre alla ricerca di divagazioni suggestive ma identificative. I Sabbath Assembly ancora una volta regalano un blend interessante, intenso, originale. Un incrocio spettrale tra antichi Judas Priest, folk, doom e Jethro Tull. Non una ricetta facile da preparare e rendere appetibile… e così dannatamente gustosa!

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10