(Prophecy Productions) Come si giudica il disco di una band sui generis, autrice di un sound assolutamente originale… ma che dal primo disco non è cambiato di un millimetro?! Il duo ungherese The Moon and the Nightspirit ci offre il proprio settimo album di atmospheric etnofolk senza sostanziali differenze con “Metanoia” e quanto lo precedeva. Quasi otto minuti per la titletrack, fatta di suoni lontani, in un lento crescendo dominato da una sottile inquietudine, che mi ha ricordato (in tutt’altro contesto, ovviamente!) quelli dei brani di “Alternative 4” degli Anathema. L’approccio in “Égi Messzeségek” (‘Distanze celestiali’) è mistico, sa di popoli nomadi delle steppe e lunghe cavalcate, con occasionali punti di contatto con la Loreena McKennit più etnica; ipnotica, sciamanica “A Szárny” (‘L’Ala’), mentre la lunga “A mindenség hívása” (‘Il richiamo dell’Infinito’) crea trame sonore rarefatte e avvolgenti. Se non conoscete gli esteuropei cominciate certamente da qui, ma i fan di lunga data non troveranno novità… il che, sia chiaro, non è per forza un male ma va, in sede di recensione, necessariamente rimarcato.

(René Urkus) Voto: 7/10