(Chaos Rec.) Dopo “Slakthus Gamleby” i Demiurg sono stati sepolti dal silenzio. Addormentati o morti non si sa, ma dopo quell’album per Rogga Johansson ha lavorato su del materiale che avrebbe dovuto creare il successore di “Slakthus Gamleby” e intitolarlo “Garpendas”. Invece il destino, o probabilmente lo stesso Johannsson, ha deciso che “Garpendas” fosse il primo album solista del chitarrista svedese. Affinata la musica, reclutati altri musicisti (ma Rogga non svela chi), decise le parti vocali che affrontano argomenti legati al folklore di Gambleby, cittadina di provenienza di Johansson, l’album diventa un totale personalismo dello svedese e la cosa tutto sommato incuriosisce. Il chitarrista è invischiato in una montagna di progetti e band che ogni anno sfornano pubblicazioni, inflazionando forse la sua stessa creatività. “Garpedans” è vestito di groove che marca il meglio del death svedese, oltre a un qualcosa che si si rifà in alcuni pezzi a quei riff possenti e torbidi dei Bolt Thrower. Ovviamente in tutto questo marasma di potenza, spuntano le linee melodic death più care a Johansson. Riff pesanti ma anche armonizzazioni melodiche che non rendono mai “Garpedans” un atto di sola potenza. Il suono è un vero plasma di chitarre granitiche e di un basso ombroso e il tutto sottolineato da un drumming imperioso. Il tutto crea atmosfera prima ancora che altro. Atmosfera che può essere un incubo, come per “As Seal Has Been Broken” oppure “A Tool of Great Pain”, ed epica come per la title track. Uno swedish sound ricco di sfumature, ma di forte impatto, tale da rendere chiaro il marchio di fabbrica di questo musicista forse prolifico all’eccesso ma assolutamente bravo.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10