(AFM) Qualche giorno fa ho avuto una conversazione con un amico che riporto qui quasi letteralmente. ‘Ma a te piace Tim Owens?’ ‘Certo, un grandissimo cantante… davvero uno dei migliori della scena!’ ‘E come lo vedevi con i Judas Priest?’ ‘Beh, sui suoi due album canta da dio… ma ti dico la verità, i Judas sono i Judas perché ci canta Halford’. ‘Avresti mai comprato un Greatest hits dei Judas 1976-1984 con le canzoni cantate da Owens?’ ‘No, davvero no, già ho avuto problemi con “Meltdown”, ma i primi Judas sono storia, non si toccano’. Ecco, io credo che questo discorso possa essere applicato, con il massimo rispetto, anche a questo “Legendary Years”, greatest hits degli anni 1997-2002 con i brani cantati dal nuovo singer Giacomo Voli. Il capacissimo cantante dei Teodasia sfodera una prova superba, ma per chi come me è cresciuto con “Symphony of enchanted Lands” nello stereo, canzoni come “Land of Immortals” e “Wisdom of the Kings” sono classici del power metal che mi piace godermi nella loro forma originale. Ecco, capisco l’operazione svolta da Alex Staropoli, che vuole tenere alte le quotazioni dei ‘suoi’ Rhapsody, i quali stanno affrontando un terremoto dopo l’altro… ma non so quanti fan storici sentiranno il bisogno di questo “Legendary Years”. Che, a mio giudizio, ha anche un altro piccolo difetto: il drumming dell’altro nuovo membro in formazione, Manuel Lotter, è molto energico, ma in qualche passaggio sembra meno vario di quello dei suoi predecessori, reali o robotici che fossero. In questo caso vorrei sospendere il giudizio, in attesa del prossimo album di inediti che ci mostrerà i Rhapsody of Fire MK-III per quello che saranno: i paragoni, è naturale, saranno inevitabili, ma non si parlerà solo di essi…

(René Urkus) Voto: sv.