(AFM) Wolfpakk è un progetto messo su da Michael Voss e Mark Sweeney, rispettivamente cantante dei Mad Max ed ex-vocalist dei Crystal Ball. Nel 2011 l’album omonimo e due anni dopo “Cry Wolf” che a detta del collega de Filippis si rivelò «un ‘semplice’ disco di genere, abbastanza carente nel songwriting e nelle idee». Il songwriting poco distintivo era già stato evidenziato dal collega anche nel primo lavoro del duo, ma all’epoca il de Filippis non fu il solo a pensarla così. Passano ancora due anni e un altro collega, Zakk, valuta in modo stratosferico “Rise of the Animal” definendo l’album come qualcosa che «vi mette davanti ad un altare pieno di divinità del rock e del metal!». Voos e Sweeney nei loro album hanno sempre dato spazio a collaborazioni di prestigio. Le canzoni dei Wolfpakk sono da sempre eseguite da musicisti di grandissima abilità, come Paul Di’Anno (ex Iron Maiden) Doogie White (Rainbow, Malmsteen e altri), Tony Martin (ex Black Sabbath), Tony Mills (TNT), Kee Marcello (Europe), Mike Terrana (Axel Rudi Pell, Masterplan e altri) e questi sono solo una piccola parte dei tanti nomi passati nei quattro album del progetto Wolfpakk. Contributi di valore nell’edificare un impianto sonoro epico, potente, melodico e fortemente heavy, power, hard rock, con striature sinfoniche e non solo. Un sound però che da sempre ha indotto la critica ad almeno due riflessioni, cioè quella sul songwriting poco incidente e addirittura con tratti del ‘già sentito’ o di natura standard del genere, mentre la seconda punta alle canzoni dei Wolfpakk come l’espressione o l’occasione per le capacità di qualche singolo, prima ancora di essere delle buonissime canzoni. Onestamente il già sentito non alberga in “Wolves Reign”, tranne un paio di soluzioni udite qui e lì, come l’opener “Falling” per quanto poi risulti una canzone trascinante. Qualche pezzo effettivamente appare caratterizzante per il solo e forte contributo del singolo. Senza parlare di inevitabili ma palesi tocchi di mestiere, su tutti c’è la ballad “Tomorrowland”. La title track con Tony Harnell (ex TNT e Skid Row), George Lynch (ex Dokken) e Volker Krawczak (Axel Rudi Pell) tra gli ospiti illustri, oppure “Mother Earth” con Ronnie Atkins (Pretty Maids) e altri, “Blood Brothers”, con Biff Byfort (Saxon) alla voce e Brad Grillis (Night Ranger) alla chitarra, rappresentano qualcosa di importante. Il songwriting di “Wolves Reign” appare sviluppato, di questo aspetto è meglio tenerne conto, in quanto gettare delle ombre su composizioni per nulla banali diventerebbe un eccessivo gioco critico. Poche pecche (come un’estemporanea citazione dei Deep Purple), al contempo salta comunque fuori una classe musicale rara al giorno d’oggi. Al massimo rintracciabile solo a partire da certi livelli, come quella dei tanti musicisti ancora una volta coinvolti in un progetto nel quale… il lupo perde il pelo ma non il vizio! Me la si conceda…

(Vitale Alberto) Voto: 7,5/10