Hanno appena sfornato un album che, come da tradizione, dividerà la critica in due. Eppure gli Hypnos sono in realtà una istituzione del genere in patria. Facciamo quindi un paio di chiacchiere con Bruno, Basso e Voce di questo longevo progetto. (read it in English).

MH: Ciao e benvenuto su Metalhead.it! Intanto complimenti per il vostro ultimo lavoro! Ma cominciamo con l’intervista. Sono passati 5 anni dall’album precedente. Cosa è successo al gruppo in questo lasso di tempo?

B: Grazie dei complimenti, anche noi siamo felici di aver finalmente pubblicato il nuovo album. L’anno scorso siamo stati occupati con i concerti, compresi dei mini tour con NAPALM DEATH, VADER o AMON AMARTH. Quei tour sfortunatamente coprivano solo l’Est Europeo, ma spero avremo più opportunità di andare su palcoscenici nell’Ovest Europa, Italia compresa visto che non proprio in Italia non suoniamo da 12 anni. Oltre agli HYPNOS, io ed il nostro batterista Pegas abbiamo riattivato la vecchia band che si chiama KRABATHOR e abbiamo partecipato al Brutal Assault nel 2014 ed intrapreso un tour in Repubblica Ceca ed in Slovacchia nel 2015. Non è stato facile in quanto un elemento della band, Christopher, vive negli USA ormai da 12 anni. Infine ero occupato a scrivere la mia biografia intitolata “Revoltikon”, libro pubblicato ad Agosto del 2014 con un sold out dopo 3 mesi (800 copie). Poi ci sono voluti altri 18 mesi per scrivere e registrare il nuovo album degli HYPNOS… eravamo abbastanza impegnati. Poi magari altri 6 mesi persi in quanto ero in ritardo con la Einheit … quindi la prima data possibile era Marzo 2017. Ma non importa, siamo felici di come è andata e del supporto da parte dell’etichetta.

MH: Fin dal primo ascolto è chiaro che l’album si regge su una parte compositiva davvero molto curata. Come avviene la nascita di un vostro pezzo? Seguite uno schema fisso o vi lasciate trasportare dal momento?

B: Credo entrambi, suono la chitarra in salotto con un grosso Marshall, ad alto volume e lo faccio nell’oscurità per cercare di dar vita ai riff che mi piacciono. Devo dire che di solito conosco il titolo della canzone che sto scrivendo, la cosa mi aiuta e mi mette dell’umore giusto. Quando la canzone è pronta davanti ai miei occhi, registro un demo con il click e faccio un video con le dita sul manico dello strumento… ed invio tutto ai ragazzi. Alla prima prova che facciamo abbiamo solo il batterista Pegas e facciamo gli arrangiamenti finali. Quanto è tutto pronto, proviamo tutti assieme.

MH: Oltre alla parte compositiva, penso che dopo quasi vent’anni di carriera si possa tranquillamente dire che ormai avete una destrezza non indifferente nel suonare. Vi esercitate molto con gli strumenti, voce compresa?

B: Non proprio (ride, ndr). Proviamo solamente poco prima della registrazione dell’album o se passa tanto tempo tra un concerto e l’altro. Non viviamo nella stessa città, alcuni di noi sono molto lontani da dove vivo io, quindi non è facile incontrarsi. Se poi parli delle clean vocals nel nuovo album, quelle non sono mie ma di un ospite, Skuny dei Shatoon, nostri amici.

MH: Ti chiedo questo perché a mio avviso il death grezzo che viene suonato da voi e altri gruppi viene spesso sottovalutato dal punto di vista tecnico. Ossia, c’è a mio avviso la malsana idea che sia un genere ‘facile’ da suonare, dove la tecnica può pure essere messa in secondo piano. Invece per me è l’opposto, è un genere molto complesso, da scrivere e da eseguire… cosa ne pensi?

B: Grazie… sai, non suoniamo death metal scatenato ma principalmente roba mid tempo (principalmente) e per molta gente si tratta di un ascolto noioso. I nostri dischi, specialmente l’ultimo, hanno bisogno di molti ascolti, non è amore a prima vista. Nell’ultimo ci siamo focalizzati sull’atmosfera, creando le vere canzoni e non una collezione di riff. Mi sono impegnato molto sui testi, per portare il messaggio alla gente interessata a noi… volevo cantare di cose che pure gli ascoltatori conoscono per esperienza di vita. Siamo come loro, vogliamo ridurre la distanza tra band e fans. Ma è un lungo viaggio, non è una relazione che nasce da un giorno all’altro.

MH: Se dovessi chiederti quale gruppo ha inventato quel suono marcio e cattivo che poi possiamo identificare con un certo tipo di death di cui secondo me siete almeno in parte promotori, che gruppi citeresti? Io metto sempre i Nihilist nella mia testa come i fondatori di questo sotto genere. Tu?

B: È dura, potrebbe essere roba diversa o di un singolo individuo. Si, siamo cresciuti negli anni durante i quali il death metal svedese e dalla Florida dominava il mondo, primi anni 90. Ma noi vogliamo migliorare il nostro sound per creare qualcosa che sia una componente tipica degli Hypnos. Come detto prima non siamo una band che suona a tutta velocità, siamo più vicini al rock classico, con un sound rock ‘n’ roll… anche se non mi piace proprio il rock ‘n’ roll (ride, ndr). Chitarra, basso, una cassa decisa, nessun loop, niente elettronica o effetti… preferiamo fare da soli, con le nostre capacità piuttosto che usare il computer più del necessario. Lo vedi specialmente dal vivo, ci sono bands che su disco sono fantastiche ma quando le vai a vedere dal vivo scopri che metà della roba è in playbacks etc. No, questo non fa per noi.

MH: Se da un lato si parla di tradizione, almeno la seconda parte della vostra discografia vi ha visti evolvervi in un sound piuttosto personale. A mio avviso questa cosa si è potuta notare anche dalle copertine dei vostri ultimi tre album, non propriamente delle copertine dal soggetto classico. L’ultima in particolare è a mio avviso piuttosto dicotomica, un mix di old style e grafica stilizzata moderna. Puoi raccontare la sua nascita?

B: Dico che questo è esattamente ciò che volevamo raggiungere, e tu hai piantato proprio il chiodo nel punto giusto (ride, ndr)! Abbiamo paura dei cliché, ci spaventano davvero e non vogliamo proprio appartenere alla media piena di cose noiose. Ci annoieremo noi, per primi. Ci piace essere differenti. Questa volta volevamo avere una grafica semplice ma significativa, con una maggioranza di colore bianco.

MH: Pensi esista un futuro per questo genere musicale? Per come la vivo io in Italia mi verrebbe di rispondere con un secco ‘NO’. Com’è la situazione invece in Repubblica Ceca?

B: Non lo so, non penso. Io voglio fare ciò che mi piace e che qualcuno ci goda. Nient’altro importa. Credo che se lavori duro e non molli mai, prima o poi arrivi al traguardo della soddisfazione. Ma non si arriva a nulla senza un duro lavoro…

MH: Ascoltate death moderno tipo In Flames o Dark Tranquillity? Più in generale che musica ascoltate di solito?

B: Queste bands non sono proprio il mio genere, ma comunque ascoltiamo vari tipi di metal e musica in generale. Amiamo per esempio band da Leprous a Dodecahedron, da Kingdom Come a Meshuggah, da Hate a Gojira. Per quanto mi riguarda personalmente, guarda che concerti mi sono visto nelle scorse settimane: Europe, Depeche Mode, Rammstein e Alter Bridge. Ascolto bands di ogni genere nell’ambito metal, ci sono ovviamente le mie preferite in ogni settore… ecco magari non seguo il folk, il pagan ed il metalcore. Sono un grande fan di Abba, Aha, Joe Cocker, Duran Duran… amo da matti la musica degli anni 80. La musica è un fenomeno e se ti piace …. (ride, ndr).

MH: La musica estrema, secondo me, ha sempre costituito un buon prodotto da mettere in vinile. Pensi ci sia una ripresa di questo supporto o è solo una patetica mossa commerciale delle major per raschiare il fondo ormai consumato del barile?

B: Significa che qualcuno si sta veramente staccando dal massiccio attacco della musica elettronica intesa come MP3 e vari sharing… Siamo stracarici di roba e se ti compri qualcosa di così bello come un vinile con la copertina grande, gli inserti con i testi… l’ascolto non può che essere diverso. Personalmente compro più LP che CD oggigiorno. Amo specialmente i classici anni 80 e 90, le epoche durante le quali il vinile era il formato più venduto. Mi compro di tutto, qualsiasi genere, pure le colonne sonore. Tanta di quella roba costa pochi euro e ti fa tanto felice. Ho un grammofono vintage… un vero pezzo d’arte della fine anni ’80 fatto dalla fabbrica Tesla in Cecoslovacchia.

MH: Progetti per il futuro? Nell’immediato vi vedremo su qualche palco?

B: Quest’anno abbiamo molti show già prenotati, mai stati così tanti dal 2010, sono circa 40. Spero continueremo questo trend anche in futuro, portando la nostra musica sui palchi dell’ovest e centro Europa. Poi c’è anche un sacco di altro lavoro, tipo sto registrando la versione audio del mio libro, sto pensando ad un’altra session in studio, altri concerti… spero di incontrarvi da qualche parte amici!

MH: Grazie per il tuo tempo e la disponibilità. Lascio a tele ultime righe a chiusura della nostra chiacchierata.

B: Per chiunque sia interessato, si può seguire il nostro sito www.hypnos-cz.com o www.facebook.com/hypnosCZ, per esempio ci abbiamo pubblicato qualche settimana fa il nostro secondo video dall’album “One Flesh, One Blood”. Grazie Enrico per il supporto alla nostra band. Ciao!

(Enrico Burzum Pauletto)