(Nordvis Produktion) A due anni da “Syner” torna Grift, il progetto svedese di Erik Gärdefors. Torna il black pregno di folklore. Torna la sua Svezia, la Svezia che vede attraverso i suoi occhi ispirati da un tradizionalismo, da un’adorazione per l’essenza e le radici della sua terra, un’adorazione completamente spirituale. “Arvet” significa ‘l’eredità’, quella storica, quella delle tradizioni, quella tramandata dagli avi, quella che quando raggiunge la gente di oggi permette la nascita di legami con le origini i quali sono poi la definizione di una cultura, di una provenienza, di una tradizione legata ad una natura che si rivela nel DNA stesso dei suoi discendenti. Le nuove sei tracce manifestano, esprimono, respirano e fanno pulsare le emozioni come un cuore nostalgico ed innamorato di ciò che lo circonda. Vita moderna, globalizzazione, incontri e scontri culturali: nessuno di questi fattori può cancellare o annullare ciò che siamo, il chi siamo dentro, secondo le origini che ci definiscono; origini linguistiche, sanguigne, culturali, religiose, ambientali: ognuno di noi, nel profondo, è la sua terra di origine, ne è parte, perché sono quei luoghi con quella gente e quelle tradizioni a forgiare il nostro io sin da bambini, fino alla maturità, fino a quando la nostra cultura si espande e si confronta -o scontra- contro tutte le altre… esattamente come è sempre successo nella storia della nostra specie. E come succederà, per sempre. Capire le nostre origini aiuta a capire le nostre debolezze, i nostri punti deboli, quei fattori della nostra personalità che quando vengono colpiti ci fanno tornare a quello che eravamo un tempo, da piccoli: alle origini per l’appunto. Al punto di partenza. All’innocenza e alla purezza. Per esprimere questi concetti superiori, Erik include strumenti etnici (come il psalmodicon) usati tra le popolazioni povere svedesi del diciannovesimo secolo, registra suoni della natura per iniettare della vera atmosfera nelle sue composizioni, catturando vento, rumori del bosco, versi di animali. In questo viaggio culturale, Erik si avvale della collaborazione di guest quali Ludvig dei Forndom (qui e qui), Inkantator Koura dei Mosaic, e Elea dei Noêta & Undantagsfolk. Sognante “Flyktfast”, brano melodico, dolce… ma anche furioso e devastante. Capolavoro “Den Stora Tystnaden”, brano oggetto anche di un bellissimo video. Black metal rituale con “Glömskans järtecken”, un rituale che viene esaltato con l’ambientale “Morgon på Strömsholm”, brano dove si concentrano la maggior parte di quei suoni naturali e strumenti etnici, qui accompagnati da spoken words (in lingua madre) suggestive. Intensa e ricca di triste energia “Utdöingsbygd“, brano con una performance vocale di prim’ordine, prima della conclusiva ed inquietante “Nattyxne”. Album suggestivo e catartico. Foreste. Suoni. Visioni introspettive. Quesiti filosofici. È questa l’essenza di Grift. Quella di tutti noi.

(Luca Zakk) Voto: 9/10