(Ghostlabel Rec.) Debutto discografico che presenta strade certe e al contempo qualcosa sul quale riflettere. I piemontesi Niamh pestano e questo è sicuro. Lo fanno attraverso un groove imponente, breakdown ben schematizzati, un ritmo teso a dominare nelle canzoni e le improvvise aperture melodiche centrali, i ritornelli in buona sostanza. La forza, la robustezza, l’essere coriacei sono le giuste certezze, gli aspetti sui quali probabilmente anche in futuro la band potrà e dovrà riproporre. Anche l’elettronica ha una sua matrice, un’esistenza di fatto che contraddistingue i pezzi dell’album. I synth creano uno strato di ‘futuro’, di atmosfere neo-industrial e l’opener “Putting the Fun in Funeral” potrebbe indurre a pensare che “Corax” sia un lavoro che si pone tra il metalcore e un simil-industrial. “The Wow Effect” spazza via i dubbi, seguendo l’opener solo come ordine di posizione, il pezzo dimostra una radice rock nella sua struttura, ma più di tutto non presenta quella massiccia forza e schematicità della precedente canzone e di fatto esce fuori dall’orbita del futuro, del sound contrassegnato dal grigiore del silicio, oppure dall’ombra del gothic. “Mrs. Fletcher’s Relativies” propone atmosfere alterate, come un’elaborazione psichedelica del sound catramoso e architettato da forme d’onda distorte. La canzone ha qualcosa dei Linkin Park, ma è certamente tra le cose migliori di “Corax”. Se i brani più spinti, duri, coriacei presentano una band piuttosto semplice e legata a soluzioni affatto nuove, là dove l’elettronica crea scenari, le melodie si dilatano e spostano quel tono irruento e contaminato dall’hardcore, i Niamh trasmettono quel ‘di più’ necessario a distinguersi dal calderone. Un esempio è la cover di “Maniac”, scritta da Dennis Matkosky e Michael Sembello, estratta dall’album “Bossa Nova Hotel” ma nota per essere parte integrante della colonna sonora del film “Flashdance”. Il loro essere metalcore e post hardcore rende a volte la band piuttosto standard nelle partiture. Pur tuttavia il genere vuole queste dinamiche, mentre il resto, il ‘di più’, lo stile proprio dei Niamh permette di considerare “Corax” come un debutto alquanto riuscito. Infine si segnala che la base ritmica vede due ex Indigesti, inoltre anche cantante e chitarrista hanno un curriculum affatto indifferente.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10