(I, Voidhanger Records) One man band francese, abbastanza misteriosa, che giunge al debutto. Black metal, decisamente black metal… con quelle influenza decisamente francese -vagamente post/noise ricco di reverbero- ma anche una violenza più comune al blackned death, senza dimenticare delle radici old school second wave. Mix intricato? Forse, se poi consideriamo la massiccia dose di ambient e vari dettagli di synth che trascinano l’ago della bilancia qualche grado verso il symphonic black, allora è palese che troviamo davanti ad una release complessa, non scontata, non comune ed anche mastodontica considerati i quasi sessanta minuti di durata sparsa su sette tracce. L’album è ricco di dettagli, ben suonato… ma, in un certo senso, dispersivo. Manca un focus, manca una direzione chiara… e dopo diversi ascolti mi trovo davanti ad una entità che non riesco ancora a definire in modo chiaro. Ci sono brani come “BltQb (Black Collapse)” che sono marcatamente black metal. Poi brani come “Ancient Ceremony From Astral Land” che sono black, ma con deviazioni ambientali (per un istante, solo uno, ho pensato a “Journey to the End“ dei Windir). La bivalenza black/ambient, ovvero il concetto di un brano che prima è black e poi cambia direzione, si conferma su “Following The Mystical Light Of The Shadow Forest (Final Path To Death)”, mentre “Infernus Spiritas” crea un soundscape più vasto, molto meglio amalgamato e ricco di oscurità. “Shtalosoth” mi risulta magnetica e nel suo interno un riff subdolo molto provocante ed incisivo. La conclusiva “Mighty Darkness” ancora una volta cambia direzione un paio di volte, spaziando da un black tirato ad un ambient oscuro e ricco di emozione. L’album è bello. Non identificabile ma bello. L’ora di musica scorre bene ma, tranne piccoli dettagli, l’ascoltatore fatica a memorizzare le canzoni, ad identificare l’artista… rischiando di far perdere valore alla release. Musicalmente il disco è molto ben fatto, ma probabilmente la foga del debutto ha fatto esagerare l’artista il quale ci ha infilato dentro veramente di tutto, usando probabilmente il materiale buono per sfornare quasi due album. Peccato di gioventù? Forse si, forse no. Perché nonostante la complessità e vastità direzionale, quel senso di direzione non definita, non trovo nulla di sbagliato: originalità stilistica o semplicemente creatività esuberante e fuori controllo?

(Luca Zakk) Voto: 7/10