(Massacre/Audioglobe) Anche se orfani dello stesso Uwe Lullis, i Rebellion hanno deciso di continuare la loro missione di alfieri dell’heavy/power tedesco, ed ecco quindi un altro dei concept storici tanto caratteristici di questa formazione così quadrata e sanguigna: stavolta tocca ad Arminio, il guerriero germanico educato a Roma che distrusse gli eserciti imperiali nella celebre battaglia di Teutonburgo (9 d. C.), la prima grande sconfitta delle truppe latine sui confini settentrionali (e anche l’unica per circa 300 anni!). Come sempre il livello di profondità e documentazione che sta dietro alla musica è altissimo (e ampiamente testimoniato dal booklet): niente fantasy, i Rebellion hanno un metodo storico da fare invidia a un accademico! Si inizia con “Rest in Peace” (sì, la band ha deciso che il primo bravo del disco sarebbe stato dedicato alla morte dell’eroe, forse avvelenato da un capo tribale rivale), che parte in modo lento e solenne ma dopo circa un minuto si trasforma in un mid-tempo pachidermico, nel quale la volontà di suonare ancora come i Grave Digger è più che evidente. Grinta, potenza e velocità arrivano con l’inno “Ala germanica”, mentre “Dusk awaiting Dawn” contiene uno di quei ritornelli chilometrici con cui i ribelli ci hanno abituato in passato. Un altro, ancora più melodico e indovinato, lo troviamo nella successiva “Breeding Hate”, mentre “Varus”, che presenta il generale romano Quintilio Varo prima del disastro, è il brano dalle chitarre più retrò e ottantine. Con “Furor Teutonicus” abbiamo finalmente la trasposizione musicale, rabbiosa e martellante, del massacro di Teutonburgo; si chiude con il sofferto “Requiem”, dedicato non ai morti della battaglia ma alla moglie di Arminio, morta prigioniera dei nemici. Faccciamo una media fra elementi positivi e negativi. Il disco è un monolite, ma questo è tipico delle formazioni heavy germaniche; qualche filler c’è, ma tenendo conto che sono cambiati i 3/5 della formazione il risultato finale è oro; lo scarso impegno in qualche passaggio riciclato è compensato dall’acume e della passione storica; se ci aggiungiamo, nel confronto diretto, il miglior stato di salute dei Rebellion rispetto ai Grave Digger (direte voi: non ci vuole molto…) e la caratteristica e rude voce di Michael Seifert, arriviamo per un pelo a sette e mezzo. Che è il voto che, a mio giudizio, “Arminius” e i Rebellion oggi si meritano.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10