(My Graveyard/Masterpiece) Seguo i friuliani Revoltons dagli inizi della loro carriera, e devo dire che ho apprezzato molto tutti i passi che hanno compiuto per giungere a questo quarto album dal titolo lunghissimo: sono particolarmente affezionato all’esordio “Night Visions”, vicino alle sonorità che più mi appassionano, ma “Lost Remembrance” e “Underwater Bells” erano sicuramente più maturi nel loro giostrare fra power, thrash e prog. Oggi “386 High Street North” è una gradita conferma per una formazione italiana che meriterebbe sicuramente una maggiore visibilità e il riconoscimento internazionale dell’impegno fin qui profuso. In apertura del nuovo disco, stranamente, due pezzi strumentali; poi “Jeremy Bentnham” svela riuscite trame prog in onore del personaggio principale di “Lost”. Nonostante la complessità degli intrecci i nostri non rinunciano ai ritornelli melodici, come dimostrano “Blood of Skynet” e soprattutto “Come back to Eternity”, il pezzo migliore del platter. La power ballad “The ancient Dragon” dietro un testo fantasy cela probabilmente una metafora esistenziale. Il pezzo più cattivo del lotto è sicuramente “Chamaleon”, mentre “London again”, il secondo ‘lento’, ha forse il difetto di durare un po’ troppo e di stiracchiarsi nel finale. Si chiude con la lunga “Space and Time Reflex”, concepita nelle sessions di “Lost Remembrance”. Il valore aggiunto alla musica è certamente la sofferta ed emozionante voce di Andro, capace di esprimere molte sfumature soprattutto fra i sentimenti ‘negativi’. Il risultato finale è quindi un insieme di grande bellezza.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10