I romani Secret Rule sono una vecchia conoscenza di MetalHead, che segue dai primordi le avventure di Andy Menario e dei suoi compagni. In questa intervista discutiamo di presente e futuro della band, ma anche di simpatici aneddoti da tour e delle percezioni che una formazione italiana ha suonando all’estero. Buona lettura!

Salve Andy, allora: come sta procedendo la tua avventura con i Secret Rule? Oggi che è il vostro compleanno [l’intervista è stata inviata il 29.12.17, ndr], mi faresti un bilancio dei primi quattro anni di attività?

Ciao Renato, un piacere ritrovarti. Il bilancio è senz’altro positivo, molto sopra alle aspettative. Quando ci siamo riuniti all’inizio l’intento era proprio di creare qualcosa che potesse varcare le alpi, una band nel vero senso della parola, con il preciso intento di fare qualcosa di importante. Un progetto serio, sul quale convogliare tutte le energie, eravamo tutti pronti per farlo. Oggi con all’attivo 3 album, 10 videoclip, svariati concerti in Italia e all’estero girando per tutta Europa ed aver condiviso il palco con grandi band come Delain, Blaze Bailey, Xandria, Serenity, Kobra and the Lotus… siamo sicuramente soddisfatti.

Occupiamoci adesso specificamente del vostro terzo album, “The Key to the World”… come scrivevo nella mia recensione, mi sembra che il sound abbia acquisito ancora di più una sua identità…

Si, sono d’accordo con te. Se nel primo album “Transposed Emotions” la gran parte dei brani derivavano da vecchie idee di Angela ri-arrangiate, e nel secondo (“Machination”) ci siamo esposti con un sound più attuale, questo “The key to the World” è essenzialmente quel che siamo oggi. Le influenze sono varie e tutte presenti nel sound di questo album. Probabilmente, il disco più heavy che abbiamo fatto finora, ma dato che siamo in continua evoluzione, mai porre dei limiti.

Vorrei sapere qualcosa di più sui miei brani preferiti della scaletta: “The Song of the Universe” e “Empty World”. Ma complimenti per tutto l’insieme, eh!

Grazie Renato. Per quel che riguarda la parte strumentale, posso dirti che “The song of the Universe” è un brano nato dalla linea melodica delle tastiere, creata da Angela, alla quale poi abbiamo attaccato la parte della strofa. È un brano che, una volta finito, eravamo immediatamente tutti d’accordo perché fosse quello di apertura dell’album. Per ciò che riguarda “Empty World” è nato da una serie di riff e melodie incastrate a posteriori. Diciamo che la forza di questo brano è sicuramente la linea melodica e l’interpretazione del ritornello cantato da Angela, per quanto riguarda le parti ritmiche siamo riusciti nell’intento di tenerle pesanti mantenendo comunque il giusto equilibrio tra melodia e cattiveria.

Nel disco ci sono ben tre ospiti, ma qual è esattamente il ruolo di Henrik Klingenberg? È una guest star oppure è un secret ruler a tutti gli effetti?

Domanda difficilissima. Per quanto ci riguarda, ci piace considerare Henkka come il 5 elemento della band, non fosse altro perché ha messo mano su tutti i brani del precedente album e di quest’ultimo. Ma di fatto, preferiamo lasciare al destino questo verdetto. Come si dice, se son rose… Quel che posso dire sicuramente è che con Henkka c’è un rapporto davvero ottimo, è una persona fantastica ed un professionista incredibile. Ha la capacità unica di calarsi perfettamente nel mood dei vari brani e di tirarne fuori il meglio, rispettando gli spazi di tutti, davvero un musicista incredibile dotato di una grande sensibilità… virtù che spesso manca a tanti grandi virtuosi.

Come si è svolta invece la collaborazione con Henning Basse e Ailyn Giménez? Quest’ultima è stata anche con voi in tour, giusto?

Henning lo abbiamo fortemente voluto sin dal primo momento, è stata da subito la nostra prima scelta per il duetto in “Twin flames”. Ci piace particolarmente il suo timbro, e devo dire che anche sul profilo umano è una persona eccezionale. Ascoltando poi il risultato finale, il brano ci ha soddisfatti particolarmente tant’è che abbiamo deciso di farlo uscire come primo singolo. Per quel che riguarda Ailyn, il nostro tramite è stato Fabio D’Amore (Serenity) che ha curato anche la fase di pre-produzione dell’album. Attraverso lui, siamo arrivati a contattare Ailyn ed a chiederle se voleva fare un duetto con Angela. Anche lei dopo aver ascoltato il brano ha subito accettato, quando poi ci siamo incontrati per girare il video di “Imaginary World”, Angela ed Ailyn hanno trovato molte cose in comune ed hanno avuto modo di consolidare la loro conoscenza. Questo ci ha portato ad organizzare alcune date con Ailyn come ospite. Siamo stati in Francia per due spettacoli, a Milano ed infine a Monaco di supporto agli Xandria. Tutte serate fantastiche.

E veniamo proprio al recente tour: dalle notizie che ho colto in rete siete stati attivissimi negli ultimi mesi! Ci racconti come è andata e se avete altre date in programma?

Le date finora fatte sono andate alla grande, qualche difficoltà in più per le date italiane per ciò che riguarda la presenza ai concerti, ma all’estero la musica è cambiata (come al solito). In tutti i casi il resoconto di questa prima parte del tour di supporto all’uscita del disco è stato incredibile, ed a Febbraio ripartiamo per un altro giro in Europa che toccherà Austria, Germania, Belgio, UK di supporto ai Serenity e Visions of Atlantis, per poi fare altre date da headliner. Inoltre, stiamo confermando alcuni festival estivi che a breve annunceremo.

C’è un aneddoto da palcoscenico che ti piacerebbe in particolare raccontarci?

Ce ne sono diversi, ma quello che ormai è ‘storico’ riguarda uno dei primi tour, eravamo al 2000 Tons of Metal, un festival organizzato su un battello lungo un fiume in Belgio. Questo battello percorreva un canale per tutta la durata del festival e di tanto in tanto passava ovviamente sotto dei ponti. Il problema è che questi ponti erano molto bassi ed il palco era montato sulla parte più alta del battello, quindi durante la nostra esibizione, al primo passaggio sotto un ponte, ho visto le facce dei presenti sotto il palco sbiancare completamente, con il terrore dipinto sul volto, in quanto la parte bassa del ponte ha letteralmente sfiorato la mia testa (dato che non sono proprio piccolino)… la cosa simpatica è che io mi sono reso conto della cosa solo dopo essere passato, e devo dire che il mio pensiero primario durante tutta l’esibizione è stato di stare attento ai successivi ponti per evitare di stampare la mia faccia su uno di questi come un murales, ahaha!

Dato che siete stati tanto all’estero, ti chiederei un paragone (anche se dovesse essere impietoso) fra suonare in Italia e suonare all’estero (su tutti gli aspetti: pubblico, organizzazione, giro d’affari)… noi siamo ancora nel Medioevo?

Hahahaha! Sei molto cattivo con questa domanda. Guarda per quel che è la nostra esperienza, posso dirti semplicemente che in Italia manca la cultura dell’ascolto di nuove band. Non siamo né abituati a, né curiosi di conoscere nuova musica, di sostenerla, di viverla. Ma non ne faccio una colpa del popolo, ma dei media che lo governa (è molto ironico questo mio pensiero, ahah). Vogliamo dire che ci vorrebbe una rivoluzione culturale? No, non mi permetterei mai, qui ci sono prima cose molto più importanti della musica, ma concettualmente il discorso dovrebbe incanalarsi su questa via. Poi possiamo parlare anche delle capacità individuali dei vari proprietari dei locali, o dei promoter. Potrei essere, come dici tu, impietoso… ma credo che il concetto sia passato lo stesso. In tutti i casi posso dirti che ultimamente siamo rimasti molto colpiti anche del pubblico nostrano che si è dimostrato davvero partecipe se pur non numerosissimo, cosa che ci ha fatto davvero piacere. Che sia un accenno di ripresa? Speriamo…. al momento cerchiamo di non trascurare nulla, ogni Paese ha un pubblico differente ed un approccio differente durante i concerti, e questo rende tutto molto intenso e divertente.

Faccio ancora questa domanda da vecchio defender che non perde le speranze: il progetto Martiria è ancora ‘semplicemente’ in stand-by… vero?!?

Hahaha! Mah… oggi come oggi sono talmente preso dai Secret Rule, che sinceramente non riuscirei a vedermi seduto davanti ad un PC a scrivere nuovo materiale per i Martiria, diciamo che 10 anni sono stati un buon periodo dedicato a quel progetto, tra l’altro oggi, quando riascolto “R-Evolution” (l’ultimo lavoro fatto) devo dire che è stato davvero un gran bel lavoro per considerarlo un’ultima gemma. Quindi che dire, nessuno ha mai chiuso le porte definitivamente… Quindi, sì… siamo in ‘stand-by’, ahah!

La conclusione dell’intervista spetta naturalmente a te… grazie per il tuo tempo e a presto!

Beh, innanzi tutto grazie mille per lo spazio che Metalhead.it ci dedica, ed è un vero piacere rispondere alle tue domande sempre interessanti e diverse dal comune. Saluto a nome di tutti i vostri followers, ricordando, come ogni volta, l’importanza di sostenere e seguire le band emergenti: una presenza ad un live o un CD acquistato contano veramente molto per chi, come noi, investe tutto se stesso per fare musica.

(Renato de Filippis)