(Century Media) Quarto lavoro per gli eccentrici Tribulation, che con l’occasione introducono il nuovo batterista Oscar Leander in sostituzione di Jakob Johansson, drummer di tutti i precedenti album. Il sound dei Tribulation è inconfondibile dalle primissime note, segno che il loro stile particolare, identificativo ed originale è diventato ormai un marchio di fabbrica ben riconoscibile. La metamorfosi completata con “The Children Of The Night” (come scrissi all’epoca) viene qui confermata, e lo stile della band rimane immutato, anche se la definizione stessa del loro stile prevede varianti, nuove idee, creatività, mancanza di regole ben precise o schemi determinati. Rimane, per fortuna, attiva quell’atmosfera che crea una linea di connessione unica tra vintage e modernità, mescolando sintesi di suoni settantiani, death metal, metal gotico , metal melodico e, non ultimo, death metal, materializzando per l’appunto quel suono che li rende originali. Il singolo “The Lament” è coinvolgente, catchy, poderoso. E maledettamente melodico. “Nightbound” è più progressiva, più tecnica, più contorta. Rock essenziale con tonalità eteree su “Lady Death”. Oscura e angosciante “Subterranea”, brano che attinge a piene mani dalla musica horror tipica della cinematografia italiana. L’angoscia diventa terrore con l’inquietante e lentissimo strumentale “Purgatorio”, un carillon che minaccioso evoca tenebrosi ed indicibili presagi. “Cries From The Underworld” offre una chitarra che va ben oltre il semplice assolo, spostandosi con decisione verso il virtuoso, cosa poi confermata dalla suggestiva performance delle sei corde su “The World”. Contorta, isterica e nuovamente progressiva “Lacrimosa”, sensuale e travolgente “Here Be Dragons”. La differenza tra “Down Below” e “The Children Of The Night” e molto meno marcata di quella tra quest’ultimo citato ed il precedente “The Formulas of Death” (qui). Se vogliamo manca quel fattore sorpresa sconvolgente che “Children…” riuscì ad offrire. Ma la band approfondisce, perfeziona. Perfeziona tutto: melodie, arrangiamenti, registrazione, resa e potenza del suono. Andateveli a vedere dal vivo. Dopotutto sono quattro strani folletti oscuri, con una palese adorazione per concetti di base che ricordano leggende come i Motörhead, il tutto mescolato con tendenze oscure di vari generi rock. Folletti della morte, delle tenebre, folletti neri con occhi che brillano nell’oscurità. Rituali perversi, romanticismo putrefatto, rintocchi di campane, vicinanza a foreste in equilibrio tra l’incantato ed il proibito. Sono strani, sono un po’ misteriosi. Anche sul palco sono lontani dalla classica band di metal estremo. Un po’ glam. Un po’ goth. Un po’ black. Un po’ rock ‘n’ roll. Sono i Tribulation. E seguono imperterriti per la loro strada, dando vita a musica pregna di emozione.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10