(Iron Shield Records/Symmetric Records) Altalenanti i greci Sorrow Path. Dopo un debutto sotto tono (“Doom Philosophy”, qui), ed un secondo album eccezionale (“The Rough Path of Nihilism”, qui), giungono al terzo appuntamento, il quale un po’ mi destabilizza. “Touching Infinity” non è un cattivo disco, ma ha il difetto di stuzzicare, provocare, eccitare… senza arrivare veramente alla conclusione del gioco. Si aprono nuove direzioni, nuove influenze… le quali escono dai ristretti canoni doom in stile Candlemass; la opener “Fantasies Will Never Die” lo conferma: un brano potente, ricco di groove, con un crescendo immenso, divagazioni prog… tanto che è impossibile non ricordare idee comuni a bands come gli estinti Depressive Age, con un tocco di Cynic, nonostante ci troviamo in un genere completamente diverso. Se la opener apre ad una speranza luminosa, la seguente “Leneh”, accende i riflettori e conferma questa nuova energia per la band greca. Anche “My Chosen God” continua su questa direzione, anche se le cose iniziano a semplificarsi verso la quasi ballad “Metaphysical Song”, un brano lineare ma molto attraente, con connotati doom decisamente evidenti. Se le prime quattro tracce convincono, è “The Subconscious” ad iniziare il percorso del declino: scontata, lineare, in qualche modo maideniana… un brano che sicuramente non esalta, nonostante sia suonato con cura e tecnica. Doom scontato e Candlemassiano con “Beauty”, con “Forgiveness” e “Revival of Feminine Grandeur”: tre brani che spengono un po’ il principio di eccitazione stuzzicato con l’inizio del disco. Sono strani… non mollano mai, ma sono strani. A volte riescono a farmi impazzire, altre volte mi portano nei paraggi della noia. Credo non li capirò  mai!

(Luca Zakk) Voto: 6,5/10