cophawkwinlo(Esoteric Antenna) Due album negli ultimi due anni, i consueti live ed ora un progetto alternativo e parallelo agli Hawkwind. Hawkwind Light Orchestra non sono altro che l’inossidabile Dave Brock, Niall Hone e Richard Chadwick, ovvero oltre il 50% degli attuali Hawkwind. La motivazione di questa release è data all’interno del suo booklet e cioè che Tim Blake vive in Francia e Dibs nel Derbyshire, questo vuol dire che per gli altri tre già nominati, tutti situati nell’ovest dell’Inghilterra, è stato più semplice provare e comporre insieme e di conseguenza ne è nato questo materiale. Ai fan di Brock e degli Hawkwind i progetti paralleli non sono una novità e anzi hanno ulteriormente fornito materiale nuovo e appassionante. Non sposta di una virgola il sound di “Stellar Variations” dall’aura spaziale della band madre, ma il sospetto che questo album provi a spingersi stilisticamente un pochino oltre le due ultime e ottime release è davvero sensibile. Poco meno di un’ora, undici canzoni, qualcuna probabilmente conseguenza di una jam o comunque smarcata dal consueto formato canzone; psichedelia che deborda ovunque e raggiunge tematiche sonore uniche, ormai puoi udibili solo dagli Hawkwind o da loro cloni e devoti sparsi nell’underground. Apre “Stellar Perspective”, suadente e sinuosa danza, segue “All our Dreams”, una di quelle tipiche composizioni degli Hawks dove si fondono ambient, space rock, fusion, passaggi acustici e tanta psichedelia, per poi sfociare nei quasi 2′ di “Damp Day in August”, minimale e psichedelico intermezzo in stile anni settanta. Questi primi tre battiti della creatura di Dave, Niall e Rick non possono non affascinare un loro fan oppure un devoto del rock di ampie vedute e sperimentale. Sano rock/heavy con”It’s All Lies”, scatenata, potente, ma condita di salsa spaziale e intrugli elettronici che arricchiscono il motivetto vocale di Brock e il resto degli strumenti. Esempi assoluti sono anche “Cities of Rust”, “We Serve Mankind”, “Variation 3”, strumentale molto elettronica e contrastata dalla seguente “For Legs Good, Two Legs Bad” dove synth e moog vari si sommano sulla vocalità in loop e controbilanciata da un mantra filtrato che appare come un robot demoniaco. Se da una parte c’è un considerevole e ottimamente controllato uso dell’elettronica e una relativa crescita della psichedelia lungo il percorso dell’album, l’anima morbida, delicata e altrettanto alterata dei tre non viene meno e oltre a dei pezzi più “controllati” è dolci, c’è anche “A Song for a New Age”, splendida riflessione sonora (e testuale) sull’età innocente dell’uomo, attraverso un sound che ricorda alcune composizioni del passato e non solo della band, ma anche di altre del genere, grazie all’uso del drumming in modo quasi tribale e una lasciva chitarra di Brock. “Instant Predictions”, posta a chiusura, ha un andamento che potrebbe ricordare alcuni classici del tipo “Master of the Universe” o “Brainstorm”. Negli anni ’70 il componente di una grande band psichedelica e coetanea agli Hawkwind disse “se date a qualcuno un amplificatore e un sintetizzatore, non diventa noi”. Qualcosa del genere varrebbe anche per Brock, Hone e Chadwick. Metti nelle loro mani chitarre e tante tastiere ed effetti e avrai un nuovo universo. Percorrerlo sarà un piacere, la prima volta, ma il secondo ascolto vi porterà ad affrontare un viaggio. Quando l’album arriverà alla sua fine e capirete di essere stati sempre li fermi nel vostro mondo presente, allora l’unica strada che avrete per combattere la malinconia di trovarvi lì, sarà di premere play e ricominciare per andare via. Perché, come dice Dave, “tutti i nostri sogni cadono come la pioggia”.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10