(Les Acteurs de L’Ombre Productions) Quarto lavoro della band francese, il secondo con l’etichetta connazionale… il primo con -finalmente- un vocalist degno di tale ruolo! Se musicalmente la band ha sempre convinto, era un po’ la componente vocale (a cura del chitarrista mastermind) più adatta al death che al black a deludere, come conferma il collega nella recensione del precedente lavoro (qui). “Fugue” rappresenta un passo avanti possente, dal punto di vista atmosferico, dal punto di vista energetico e pure dal punto di vista musicale e compositivo, quindi un vocalist performante e più adatto al genere è un decisivo toccasana per quell’ambito salto per una band che celebra il decennio di attività. Contorta la title track, divisa in due parti (“Fugue, Pt. 1: Every Time She Passes Away” e “Fugue, Pt. 2: Every Time the Earth Slips Away)”: le sfuriate black si alternano a melodie suggestive ed inquietanti, arrivando a mid tempo atmosferici e ricchi di dettagli tecnici; la seconda parte approfondisce una sensazione di terrore e destabilizzazione, intensificando proprio la componente atmosferica, mentre il nuovo vocalist offre un growl sferzante perfettamente adatto alle progressioni dominate da ottime chitarre. Fantastico ponte tra il black tradizionale e quello avant-garde con “With Open Throat for Way Too Long”, un brano dove il percorso melodico riesce a creare accattivanti dissonanze. Provocante e più diretta “Heart Symbolism”, sicuramente la canzone più schietta del disco, decisamente un pezzo che sa provocare dell’headbanging furioso. Black con iniezioni fusion su “Rarefaction” ed una diffusa schizofrenia che trasporta improvvisamente da parentesi tecniche che si spingono fino alla scuola Maideniana a mid tempo incalzanti, da idee atmosferiche a blast beat malefici. Teatrale “Carry That Drought Cause I Have No Arms Anymore”, prima della lunghissima conclusiva “The Things Behind the Moon”, canzone dai suggerimenti di scuola Death e Cynic, nella quale tecnica, progressioni, idee controcorrente e potenza sonica si uniscono con riuscita creatività, confermando la ridefinizione completa dei Moonrech, i quali, al decimo anno di attività, risorgono più intensi e possenti, più tetri e letali che mai! Un album di black intenso con deliziosa aura francese: black tecnico, black contorto, black imprevedibile, una deliziosa immersione nelle tenebre dall’inizio alla fine!

(Luca Zakk) Voto: 8/10