Il 23 agosto 2018, il primo giorno del Beyond The Gates a Bergen, in Norvegia, era pieno di eventi ed occasioni che ruotavano attorno la musica ed il metal. Qualche ora prima che le porte si aprissero, la Season of Mist ha messo in piedi una listening session del nuovo album dei VREID, “Lifehunger”, presso il famoso Garage Rock Pub, in centro alla città. Poco prima di questo evento, l’etichetta ha rapito me, la fotografa e Jarle “Hváll” Kvåle, bassista e compositore della band: ci hanno spinti giù per le scale, nell’area concerti dell’interrato del locale, ovviamente vuota nel primo pomeriggio. Ma avevamo le birre, divani e molto spazio. Non ci è importato molto l’essere rapiti… proprio per nulla! Ma con un tempo limitato, in quanto Hváll doveva presenziare l’ascolto della musica che ha scritto… abbiamo dovuto fare in fretta e andare subito al sodo. Dovevamo parlare del nuovo album, in uscita a fine settembre… e per fortuna l’ho potuto un paio di vole, un’ora prima di recarmi all’appuntamento: e mentre parlavo con Hváll, sentivo ancora le vibrazioni del nuovo lavoro! (CLICK HERE FOR ENGLISH VERSION)

MH: Il precedente “Sólverv” aveva brani più lunghi, e nella mia recensione (qui) scrissi che c’era una specie di ritorno alle radici dei Windir…
Hváll: Si.
MH: Questo nuovo disco, invece, è così potente. Dritto in faccia, sembra abbiate avuto un altro cambio di stile.
Hváll: mmh… sono d’accordo in un certo senso che “Sólverv” era… Beh, quando scrissi quell’album passai molto del mio tempo da solo in una baita nel Sogndal, dove sono cresciuto, quindi sono abbastanza sicuro che la cosa mi ha ispirato in vari modi, inoltre facemmo i 20 anni di celebrazione di tutta la band e quindi passai molto tempo scavando nel nostro materiale precedente. Nota quel tipo di colore tra la musica e i testi. Con il nuovo album ci siamo presi più tempo. Sono 3 anni… il che non è una grande pausa tra i dischi di una band, ma per i Vreid è tanto tempo, eravamo abituati avere una pubblicazione ogni anno o due; con ciò poi è arrivata nuova ispirazione, abbiamo anche cambiato l’agenzia di booking, l’etichetta, lo studio e pure il designer… volevo uscire dall’area di sicurezza, chiedendomi ‘dove siamo a questo punto?’. Senza una guida che ci dicesse che devi fare questo o dovresti fare questo…
MH: Praticamente un reset!
Hváll: Così ci siamo chiesti dove saremmo andati da questo momento… anche se molte cose sono radicate nella nostra storia e nel nostro operato, in quanto non siamo una band diversa, ma sono certo che questi cambiamenti ci hanno dato un po’ di freschezza che non avremmo avuto se non avessimo fatto queste scelte.

MH: Questa viene dritta dall’ascolto dell’album che ho fatto oggi. L’etichetta parla di ‘black’n’roll’, ma io non sono d’accordo. L’ho ascoltato due volte di fila, poco più di mezz’ora fa… quindi sono molto fresco di informazioni…
Hváll: Yeah!
MH: Ebbene… per me è black metal, heavy metal… c’è pure un brano con un riff ed un assolo che sono molto heavy metal, ed è anche rock’n’roll. Ma queste tre entità non sono mixate creando qualcosa di ‘nuovo’ come il black’n’roll stesso, sono piuttosto messe assieme in modo compatibile, una affianco all’altra. Questo è quello che ho percepito.
Hváll: Beh, lo apprezzo, come ho detto… personalmente non mi interessano i generi, la cosa mi annoia, non mi interessa che etichetta ci assegna la casa discografica. Ma sono comunque molto radicato nel nord, nel black metal, il quale è stato parte della mia vita per tanti anni, così come il folk è stato parte di essa, ma ci sono molti altri aspetti della musica che amo ascoltare, con i quali ci lavoro, mi piace molta musica, specialmente delgli anni 70: il rock anni 80, l’heavy metal anni 70 sono le cose con le quali sono cresciuto, quelle che ho ascoltato di più… quindi sono cose che emergeranno sempre, credo sia naturale. Ma non metto alcun limite. Come si combinano? C’è gente come te eccitata dal loro calzare a pennello ma, sai, ci sono altri ascoltatori da soddisfare. Penso che questo disco sia a tratti difficile da capire per certa gente, perché ci sono parti rock, parti heavy metal… ma questo è il modo con il quale rendi la musica una forma d’arte; non voglio far felice nessuno tranne me stesso. Non c’è tensione. Ovvio, quando piace alla gente, la cosa è molto importante per me, ma devo comunque ignorare tutto ciò che mi può distrarre, e questo è il risultato.

MH: Sicuramente le canzoni di questo album saranno… impattanti dal vivo. Sono molto dirette.
Hváll: Le abbiamo registrare quasi tutte in presa diretta. Ci siamo messi in uno studio diverso e con un produttore che abitualmente non lavora con questo tipo di musica. Ovviamente ho prodotto il disco con lui, è il mio lavoro, prendo le decisioni finali ma… ma lui punta sempre a come le cose suoneranno dal vivo, come le suoneremo dal vivo… e questo era ciò che volevamo. Abbiamo provato molto le canzoni e registrate dal vivo in studio, per poi lavorare sui dettagli. Abbiamo cercato di catturare l’emozione.
MH: Questa è una cosa molto in linea con gli anni 70: andare in studio, suonare, registrare e pubblicare.
Hváll: Penso sia il modo migliore; inoltre si crea una atmosfera unica nella band. Ti senti come se stai facendo qualcosa tutti assieme. Ok, io scrivo tutta la musica ed i testi, ma tutti sono li seduti con me lavorando al progetto, non è che siamo ognuno da solo in studio per registrare una parte per poi mettere tutto assieme
MH: Così è molto più fico!
Hváll: Si, è troppo fico, inoltre penso che la musica dei Vreid abbia bisogno di molta forza e calore nel sound.
MH: Deve essere divertente da suonare questo nuovo album…
Hváll: Assolutamente! Abbiamo già fatto un concerto, abbiamo suonato al Summer Breeze dive abbiamo fatto due nuovi brani… e la cosa è stata molto bella! Inoltre il pubblico reagiva istantaneamente!
MH: Sono d’accordo!
Hváll: Penso che sia un album con molti livelli, quindi devi dedicarci del tempo… ma penso che con due o tre ascolti lo puoi capire, la cosa per me può avere senso.
MH: Per me è stato al primo ascolto. Ho fatto il secondo per concentrami su queste domande…
Hváll: Fantastico! Ma sai, alcuni dischi ti piacciono subito e poi ti stanchi. Spero, naturalmente, di poter catturare l’ascoltatore abbastanza immediatamente, ma anche di mantenerlo nel tempo facendogli trovare qualcosa nel disco… mi piacciono molto i dischi che crescono con gli ascolti, ma devi comunque avere qualcosa di catchy; non credo ci sia nulla di male nell’avere elementi catchy… in quanto sono gli elementi che ti stimola una curiosità istantanea.

MH: Parlami del titolo. Mi ha catturato subito in qualche modo. Ma associarlo alla copertina… in qualche modo rompe l’equilibrio, voglio dire che la copertina è lontana dal titolo o viceversa. Mi puoi spiegare cosa volete dire con un titolo forte come “Lifehunger”?
Hváll: Per me è l’insieme dei tanti dettagli della vita. Tante cose, così tanto rumore attorno, e te non sai come concentrarti sulle cose importanti. L’idea è spogliarsi di tutto e stare in una vita che voglio, facendo le cose che voglio fare. Sembra una cosa facile, ma non lo è…
MH: Infatti, non è per niente facile!
Hváll: Esattamente! Questo è il succo. Mi sono successe cose belle negli ultimi anni, ma anche cose orribili, ho fatto esperienze come una persona negli anni passati e tutte queste cose fanno luce, rendono tutto più chiaro. E per me è molto importante non basare la vita sulla speranza. Non credo di sapere tutto, ma penso che molta gente basi la sua vita sulla speranza. A questo punto della mia vita la cosa che per me ha un senso, per la mia famiglia e per quel che voglio fare è fare le cose quando le posso fare. Inoltre, nessuno le farà per te! Devi assicurarti di mettere l’energia che serve per far si che la vita sia come la vuoi. Questo sarà molto diverso per te, per me, per tutti. Ognuno ha le sue cose, ma tu sei l’unica persona che può fare qualcosa per la tua vita. Per alcune persone, sai, è facile… se è così sei fortunato. Per altri è molto difficile. Per me è quella fame (dal titolo dell’album, ndr), è la totalità. L’unica cosa della quale sono abbastanza sicuro è che morirò prima o poi. Speriamo manchi ancora molto. Ma questi sono i classici problemi sui quali i filosofi ci hanno scrutato per migliaia di anni… e nulla è ancora cambiato. Un sacco di cose difficili, un sacco di cose divertenti, cose che troviamo stimolanti in vari modi… alla fine arrivi sempre alla domanda chiave, a quella vita della quale sei curioso, qualcosa che tutti cercano o che tutti non cercano.
MH: E la copertina?
Hváll: La copertina, sai, penso che… ho spiegato all’artista quello che ho detto a te prima. L’essenza dell’album. Quello che vedo. Come lo vorrei illustrato in un certo senso. E gli ho detto ‘Voglio che lo fai senza ricevere ulteriori input da parte mia. Lavoraci e basta’. Poi lui si fa vivo con questa, la quale era un po’ diversa da quello che avevo in testa, ma immediatamente gli ho detto ‘non ci lavoriamo più. È perfetta!’.
MH: La copertina forse è in linea con il sound.
Hváll: Yeah, si abbina con il sound ma anche con l’intero panorama dei testi e come l’album… penso che ha a che fare con il titolo, sai, le sue estremità ed il quanto avverse possano essere, quanto duale possa essere la vita. Ed ancora una volta mette in evidenza la dualità più semplice: vita e morte.

MH: Una ultima domanda, che mi è appena venuta in mente. Parlando del materiale vecchio, intendo dire quelli dei Windir, anche se sono uno che ascolta molto black metal, c’è un brano che esce dagli schemi che amo alla follia. Vorrei sapere se i Vreid potranno mai fare qualcosa su questo stile. Parlo di “Journey to the End”. Principalmente della parte elettronica. Mi fa impazzire!
Hváll: Direi che non penso che… ma non posso nemmeno dire sia impossibile… ma… quella era una pura creazione di Valfar. Forse, penso sia ampiamente il suo migliore lavoro. Dice tutto della sua vita. Credo sia un capolavoro. È qualcosa che va oltre i confini del black metal, del metal, è un qualcosa… non so…
MH: È ipnotico….
Hváll: È puramente legato alla tua voce interiore, l’atmosfera che senti. A lui non poteva fregare meno delle responsabilità stilistiche della band. Diceva: ‘blak metal? Non me ne frega un cazzo!’. Amava il black metal, ma è per questo che ha etichettato la musica con qualcosa come ‘Sognametal’. E poi la gente chiedeva cosa era il ‘Sognametal’? Semplice, è metal da Sogndal!
MH: È la vostra roba, era la sua roba!
Hváll: Come quando vediamo altre band che dicono di suonare ‘Sognametal’, è divertente… perché l’intero concetto dietro al ‘Sognametal’ è… questo è il mio lavoro, sviluppato attorno cose uniche, è il come creiamo la nostra musica. Ma non è un tipo di suono, ‘oh… chiamiamo questa parte melodica Sognametal’. Io naturalmente posso capire, è successo con altri tipi di musica, è una cosa bella, ma le intenzioni dietro ‘Sognametal’ non sono pazzia o chissà cosa, è semplicemente la nostra cosa, è il nostro nome.
MH: Che poi è quello che stai tutt’ora facendo con la tua musica oggigiorno.
Hváll: È questo è lo spirito di tutto. Dopo i Windir, naturalmente, ho detto subito che non volevo continuare come Windir. È una questione di rispetto. Negli ultimi due dischi ho scrissi tanta musica e testi quanto Valfar, eravamo come fratelli, ma non volevamo più… non aveva senso. I Windir sono morti con Valfar. È così. Quindi mi sono chiesto se volevo ancora fare musica, e mi sono detto di si. Poi mi sono chiesto se volevo ancora fare musica con gli altri ragazzi, come Sture, Stian e Jørn. Ed ancora mi sono risposto si. E pure loro volevano continuare. Da quel momento, l’idea immediata è stata che non ci sarebbero stati limiti. Quindi non vogliamo proprio definire cosa siano i Vreid o cosa non siano.

…Velocemente risaliamo le scale. Rapimento terminato. Intanto dai diffusori partiva “Flowers & Blood”, la prima traccia di “Lifehunger”…

(Luca Zakk)

Foto: Monica Furiani Photography