(InsideOut Music) L’insideOut è sinonimo di progressive, ma esistono certi gruppi che continuano a trascendere questo termine che ormai di innovativo non ha più nulla. Gli Haken sono sempre stati un po’ oltre il crepuscolo, un po’ al di là dei confini di genere. Ce lo hanno dimostrato con una serie di album in continua evoluzione e con un live veramente notevole. Tre anni sono passati dall’ultima fatica in studio ed eccoli arrivare con un disco terribilmente dissonante. “Vector” inizia con una intro stranamente cupa e aggressiva, più di quanto mostrato in passato dal combo. Le altre sei canzoni sono un tripudio di cambi di atmosfera e ritmi. La bellissima voce del cantante si intreccia con articolate trame di chitarra e tastiera, suoni sintetici si mischiano a una batteria dai suoni artificiali e chirurgici. Tracce su tracce che mischiano generi e sensazioni, atmosfere e pensieri. Il basso, protagonista subdolo e strisciante, si insinua nelle strutture canzoni per donarvi irrequietezza e nevrastenia. Un disco paradossalmente molto facile da ascoltare ed assorbire, capace però di far ricredere l’ascoltatore in merito di complessità man mano che gli ascolti si sommano. Il talento immaginifico degli artisti di questo gruppo è sempre stato sottovalutato, ma credetemi se vi dico che il lavoro in questione gode di una complessità e nello stesso tempo di una semplicità disarmanti. Puro genio musicale.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 9,5/10