(autoproduzione) Il nuovo lavoro del polistrumentista virtuoso Daniele Liverani, ex Empty Tremor, è qualcosa da ascoltare -e valutare- con tanta, tantissima cura. Ed attenzione. E pure pazienza. Questo per il fatto che andiamo oltre il normale album, oltre il metal, oltre un sacco di altre cose, visto e considerato possiamo affermare che “Worlds Apart” contiene almeno due o tre album diversi tra loro e stranamente combinati assieme. Due o tre album ed almeno due differenti tipologie di musica, non mescolate… solamente delicatamente affiancate l’una all’altra. Senza dimenticare la paurosa valanga di ospiti! Ma andiamo con ordine: tredici tracce, nove delle quali (non consecutive) appartenenti al filone per il quale Daniele è noto, ovvero un heavy progressivo, ricco di groove, tecnica, varianti, sorprese, repentini cambi di scena e di tema. Nove brani dove gli amanti del metal ultra-tecnico (Marty Friedman, Malmsteen, Dream Theater, Symphony X, ecc) potranno saziarsi e dissetarsi senza limite. A questo si aggiunge l’apertura mentale ed artistica di Daniele il quale ha invitato alcuni ospiti interessanti, come il potentissimo batterista Simon Ciccotti, o le due giovani speranze del virtuosismo alla sei corde, quali Alberto Barsi ed Edoardo Taddei, oltre che l’axe man americano Jordan Steele. Poi ci sono altri tre brani di musica… classica! Non parlo di moderni arrangiamenti ‘metal’ di sinfonie note. Non parlo di metal sinfonico. Qui ci sono proprio delle partiture scritte dallo stesso Liverani capaci di dar vita ad una Sinfonia RE minore eseguita da un manipolo di ottimi musicisti orchestrali, provenienti da tutto il mondo, i quali coprono un vasto range di strumenti classici, quali viola, violino, violoncello, contrabbasso, oboe, clarinetti, fagotto e controfagotto ed altri fiati, dando vita ad una vera orchestra sinfonica della quale Daniele è ideatore, compositore e maestro. “The Race Is On” ricorda Marty Friedman, regala fraseggi immensi ed un drumming incredibile. “Keep Your Distance” aggiunge corpo: linee di basso sensuali, chitarra tagliente, riffing massacrante, pulsazioni seducenti. Assoli contorti su ritmiche deliziosamente irregolari con “Perfect Evening”. “A Kingdom Without Thorns”, il primo movimento della sinfonia, catapulta improvvisamente l’album dal fragore caotico di un’arena rock’n’roll alla pace sublime di un elegante teatro. Quasi dieci minuti di trasporto sonoro: sembra che il musicista, con questi abbinamenti, voglia mettere a confronto virtuosismi rock con virtuosismi classici… accompagnando l’ascoltatore attraverso un processo di apprendimento per con il fine di identificare le innumerevoli facce della percezione musicale. Simon Ciccotti si mette in mostra con un assolo superbo sulla drammatica “Open Sesame”, Barsi si fa valere sulla bellissima “Abnormal”, nella quale duetta con Liverani dando vita a sensazioni che non provavo dai tempi dei Cacophony. “Magic Encounters” riporta a teatro con solenne epicità, creando un’atmosfera ideale per l’armonia della seguente “Comfortably”, una canzone che tra le altre cose fa pensare anche a Malmsteen. Ancora duetti di chitarra su “Meatball Struggle” (con Jordan Steele) e “Everything Ends” (con Edoardo Taddei), prima un altro portentoso cambio di scena: non un brano ‘metal’, non una performance ‘sinfonica’… ma un assolo di violino in presa diretta eseguito da un’altra ospite, Karlīna Īvāne. In conclusione, il terzo movimento della sinfonia, “A Walk With the Giants” che accompagna verso la fine del disco, verso il termine del percorso e davanti ad una sorta di bivio comprensivo. La complessità tecnica e la progressione del disco non sono per tutti. Ai primi ascolti l’abbinamento tra metallo progressivo/guitar virtuoso musica classica può sconvolgere e portare fuori strada. I sample vocali che introducono o chiudono alcuni brani sembrano addirittura fuori luogo. MA. Davvero, qui c’è un MA di una certa rilevanza. Un’ora ed un quarto di musica che nonostante le provocazioni e i repentini cambi di direzione incuriosisce ed invita ad un ascolto completo. E poi ad un altro. E ad un altro ancora. Tutto diventa magnetico, erotico, sognante… ascolto dopo ascolto. Ogni riff, ogni assolo, ogni progressione orchestrale, ogni svolta teatrale, ogni momento inquietante, idillico, drammatico o furioso, ogni singolo dettaglio diventa la tessera di un puzzle composto da milioni di pezzi i quali man mano si vanno combinando nel verso giusto, rivelando lentamente un’immagine sublime, assurda, forse incomprensibile ma anche per questo motivo maledettamente attraente. Liverani ha messo in piedi qualcosa di diverso, originale, forse unico, immensamente tecnico, una opera scolpita con una precisione maniacale, ma anche con una consistenza infinita, organica, micidiale. Un approccio diverso, stimolante e ingegnoso. Un orgasmo musicale intenso, una sfida percettiva destabilizzante. Forse non capirete “Worlds Apart”. Sicuramente non subito, sicuramente non dal primo ascolto. Forse non lo capirete mai; ma è proprio questo suo atteggiamento misterioso che lo rende un capolavoro assolutamente imperdibile!

(Luca Zakk) Voto: 10/10