copliliumsova(Calofror Records) I ginevrini Liliul Sova hanno dato il proprio massimo per questo secondo lavoro che, francamente, definire instrumental metal sarebbe alquanto riduttivo, oltre che a catalogare impropriamente questo sound. Nati come trio, nel 2008 tirano fuori “Tripartite Chaos” (per la Cal Of Ror Records). Nel 2011 iniziano le session per definire questo nuovo album e la band perde un elemento chiave che si esibiva al sassofono e i synth (Michael Borcard, il quale è comunque udibile nell’album), a quel punto aiutano nell’impresa Loic Blazek, violoncello e chitarra, e Kim Makombe, uno che oltre a suonare le chitarre si occupa di rumori ed effetti. Il risultato è questo “Epic Morning”, escursione in territori sospesi tra universi metal, rock, fusion, jazz, psichedelici e noise. Tuttavia l’album non è il tipico lavoro in cui si alternano fasi sintonizzate su un genere e che in quelle successive partono in altre. No, i Lilium Sova hanno un proprio e nettamente definito sound che fonde il tutto, idee, stili, generi, probabilmente educazioni musicali e stilistiche, e produce un flusso vorticoso di cose. “Epic Morning” è, forse, una sorta di concept, infatti gli otto pezzi vanno dal primo “1.00 a.m. Locked-in Syndrom” all’ottavo “8.00 a.m. Epic Morning”, passando attraverso le diverse ore tra queste di inizio e fine. In particolare proprio l’ultima canzone tocca e supera i 22’, concedendo un crescendo non solo emotivo e strumentale, ma anche di carattere melodico. Melodie bizzarre o anche lineari, spesso arricchite da una effettistica che le rende ai limiti del noise oppure conferiscono toni psichedelici e space-rock. “4.00 a.m. Parasomnia” arriva quasi a 8’ e il sax avanza in solitaria, in un’atmosfera opaca. Notturna. Forse “2.00 a.m. Insomnia” è il brano che definisce meglio i contorni dello stile degli svizzeri, soprattutto concede una maggiore vicinanza al metal, manco tanto per i suoni e più che per un’aggressività robusta. La fluidità di questo stile riesce a far superare le diverse contorsioni, le fasi più sperimentali (tra queste c’è sicuramente anche “6.00 a.m. Ondine’s Curse”, indefinibile per stile, genere e melodie) e quelle dure o bizzarre e di fatti “8.00 a.m. Epic Morning” conclude se stessa e l’album con una solitaria chitarra acustica che vibra una melodia, suonata da un ospite, uno dei tanti che compaiono nell’album. La band è padrona di se stessa e della materia che maneggia. I suoni escono puliti ma carichi di un timbro che ha un carattere e delinea la fiumana di parti e strutture che si legano insieme e sembrano dare una ricca serie di sfumature emotive ai pezzi. Un lavoro molto bello, non semplice da descrivere, ma altrettanto facilmente assimilabile.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10