copcolossusfall(Autoproduzione) La possibilità di ascoltare (QUI) questo debut EP tempo fa (esce ora in versione CD), mi ha fatto arrivare preparato nella materia Colossus Fall. Di loro si dice che sono una band, ginevrina, stoner/sudge/hardcore, ma a me piace definirli crossover. Anni fa si usava questo che stuzzicava il potenziale ascoltatore, perché chi si avvicinava a release bollate con questo termine era consapevole di avvicinarsi a qualcosa di indefinibile o quanto meno a tre o quattro generi messi insieme. In fin dei conti è ciò che capita con i Colossus Fall, i quali metabolizzano nel proprio sound principalmente gli stili citati  apertura e in fondo ai quali l’hardcore poi si staglia imperioso o comunque è la discendenza diretta di tutto quello che la band svizzera suona. “Human Shield” dopo l’intro apre l’album e mostra quella corrosiva rabbia hardcore, agghindata con estrema cura da quel drumming ruvido e senza troppi trigger di Bastien. Un sound crudo, spontaneo, un tocco dinamico e che si evidenzia rispetto al riffing rognoso. Chitarre che hanno qualche sequenza di accordi di tipo stoner, ma è uno sludge deciso e spedito (in particolare nel brano “Cold Night” e parzialmente in “Colossus”) che sembra controbilanciare il richiamo invadente dell’hardcore, oltre che di un thrash metal tipo Sepultura, era Cavalera, ma anche vagamente Pantera, come accade in “Despite”. “Kill the Shepherd” ha un dinamica compulsiva, nervosa, schizoide. Una specie di progressive post hardcore. La melodia in questo album non esiste eppure le canzoni hanno un fluire delle chitarre che si trascina dietro l’attenzione dell’ascoltatore. I Colossus Fall tirano fuori una rabbia fastidiosa e insofferenza pura, il cantato urlato di Quentin ne è una prova. Ripeto, non ci sono melodie importanti in “Sempervirens”, magari in futuro la band ne farà un uso maggiore, ma attualmente sembra voler essere la feroce insofferenza dei nostri tempi.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10