copgloryhammer

(Napalm/Audioglobe) Chi segue questa webzine sa bene che generalmente mi occupo di metallo classico: heavy tradizionale anni ’80, power, prog, epic, doom, con qualche incursione nel viking e nessuna idea di quale sia la differenza fra il crossover e il deathcore (se c’è). Nei ‘miei’ generi, insomma, ci sono due strategie per comporre un disco perfetto: essere dei geni e rinnovare il sound dall’interno, senza snaturarlo (per capirci, come nell’84 fecero i Cirith Ungol, nel ’98 i Blind Guardian, nel ’04 i Turisas, o recentissimamente gli Adramelch, gli Atlantean Kodex, i Wardruna…), oppure essere così incredibilmente fedeli ai canoni da comporre un album senza assolutamente nulla di originale, eppure capace di strappare lacrime e applausi proprio nella sua sacrale capacità di dare voce all’immaginario sonoro di cui è rappresentante. Il debut dei Gloryhammer, nuova creatura di Christopher Bowes degli Alestorm, appartiene certamente a questa seconda categoria. In “Tales from the Kingdom of Fife”, dedicato alle leggende scozzesi, non c’è un passaggio che non abbia già sentito, un ritornello che non sia stra-abusato, un solo che non sia citazionista… eppure l’insieme è, senza mezzi termini, fantastico: la summa dei clichees del symphonic power metal, in mano a un degno compositore, diventa una rappresentazione plastica e emozionante dello spirito del genere! In generale, fin dall’intro ci troviamo davanti a degli Alestorm più pompati ed epici, privi degli aspetti più scanzonati (o ridicoli) del sound e quindi godibili da un pubblico più vasto. Così, “The Unicorn Invasion of Dundee” ha il suo fascino potente che nasce dalla velocità e dalla ipermelodicità dei passaggi cruciali. Strutture folk alla Running Wild in “Angus McFife”; “Quest for the Hammer of Glory” è l’immancabile mid-tempo epico, mentre “Mighty Dragon” è turilliana fino al midollo – e attenzione, intendo il ‘vecchio’ Turilli, quello di “Kings of the Nordic Twilight”, non quello ‘nuovo’… ascoltare per credere! “Silent Tears of Frozen Princess” è l’indispensabile ballatona, mentre “Amulet of Justice” contiene un altro killer refrain. Non è da meno “Hail to Crail”, che già canticchiavo durante il primo ascolto, mentre l’indispensabile suite conclusiva prende il nome altisonante, e vagamente ironico, di “The Epic Rage of Furious Thunder”. Cinquanta minuti di assoluta passione e divertimento nel nome del power metal: nel settore, sicuramente uno degli highlights di questo 2013.

(Renato de Filippis) Voto: 8/10